DC Comics - John Romita Jr. parla del suo lavoro per Superman: Anno uno
John Romita Jr. parla del suo metodo di lavoro su Superman: Anno uno, delle parti del progetto di cui è più orgoglioso e della sua genesi
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
L'artista ha parlato del modo in cui il progetto gli è stato proposto, della situazione in cui ha deciso di parteciparvi, dei suoi momenti preferiti e del suo rapporto con un personaggio così importante sulle pagine di Adventures in Poor Taste:
Romita Jr. - Da buon siciliano, ho mandato una lettera minatoria alla DC, che quindi ha deciso di lasciarmi lavorare al progetto. Sto scherzando, sia chiaro. Era l'occasione di lavorare nuovamente con Frank Miller. Non mi ricordo se fu io o lui a dire, un giorno, quanto sarebbe stato bello collaborare di nuovo. Poi è stata una combinazione di cose. Dan DiDio, Bob Harras, Frank e io abbiamo trovato un momento per discutere tutti assieme. Ci dissero che nell'anno a venire avrebbero voluto piazzarci in coppia su un progetto dedicato a Superman. Così, semplicemente. Quel che è diventato lo sapete, e sono davvero felice.
Il primo fumetto di Superman che abbia mai visto era sul pavimento di un barbiere nel Queens. Non aveva la copertina. Disegni di Curt Swan, lo raccolsi da terra subito dopo aver preso un albo dei Metal Men dal tavolo. Quella era la prima volta che vedevo Superman e i Metal Men. Da allora, si è innescato un lungo processo di cose che mi ha portato qui, senza che io ne avessi il controllo. In generale, ho la sensazione di non controllare niente, che le cose decidano per me.
Romita è felice in generale di tutto il team creativo di Superman: Anno uno, dall'inchiostratore Danny Miki al colorista Alex Sinclair, che hanno completato e reso il suo lavoro sulla pagina in maniera splendida, a suo dire.
Romita Jr. - Onestamente, quando disegno non sono consapevole degli eventuali cambiamenti di stile che compio. Probabilmente, succedono certe cose in maniera automatica. Non ho scelta, le cose mi vengono come vengono. Io lo definisco lo stile delle scadenze. Qualunque cosa riesca a fare in tempo per la deadline, mi rende felice. Ma per me ogni sforzo consapevole di variazione è una follia. Superman è un personaggio con ottant'anni di storia, sarebbe folle pensare di cambiarne qualcosa di fondamentale.
Se però c'è stato qualche momento in cui ho pensato di lasciare una traccia personale forte, mi vengono in mente un paio di scene. Forse quella del bullo o quella del football. Ci sono talmente tanti elementi anche visivi già solidi e sulla base dei quali dovevamo costruire, che non avevo molto controllo del materiale. Il lavoro si è sviluppato da sé in maniera organica. Non puoi avere il controllo che ti permette un personaggio meno noto. Volevo soprattutto rendere onore a Superman.
Superman: Anno uno è una storia dal forte contenuto emotivo. Romita afferma, in tal senso, di aver pensato solo a descrivere la distruzione di Krypton tramite lo sguardo di un infante, consegnando al lettore il suo senso di orrore; qualcosa che non era facile immaginare, ma che era anche fondamentale per distinguere questa narrazione dai suoi molteplici predecessori.
Romita Jr. - La tavola di cui sono più orgoglioso sinora? A dire il vero, l'ultima della serie. Quando l'ho terminata, mi sono sentito molto fiero. So che si tratta della mia risposta più codarda di sempre, ma quando ho finito mi sono crogiolato nel pensiero di aver compiuto tutto il progetto. Se devo scegliere un'immagine singola, però, direi l'inquadratura doppia di Mama Kraken.
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