Zagor: Le origini vol. 1, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Zagor: Le origini, pubblicato da Sergio Bonelli Editore
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Ogni grande eroe del Fumetto ha alle spalle un'infanzia o una giovinezza travagliata, per non dire tragica, verso la quale ogni fan nutre un desiderio naturale di conoscenza e approfondimento al fine di capire meglio il suo campione, per sentirlo più vicino. Questo agevola anche gli autori, in quanto dotare un personaggio di trascorsi ne aumenta lo spessore psicologico e caratteriale, motiva il suo agire e rende più autentica la sua figura.
Il percorso editoriale della creatura di Guido Nolitta - alias Sergio Bonelli - e Gallieno Ferri è già stato impreziosito in precedenza da storie che hanno scavato nel vissuto del protagonista: dall'ormai classico Zagor racconta... (Zagor 55, gennaio 1970), dei due creatori, uscito nel 1969 sotto forma di strisce, fino al recentissimo ed egregio La giustizia di Wandering Fitzy (Color Zagor 7, agosto 2018), di Giorgio Giusfredi e Mauro Laurenti per i colori di GFB Comics. Non è da meno l'ottimo romanzo in prosa Zagor (I Romanzi Sergio Bonelli Editore, giugno 2018), di Davide Morosinotto.
Nell'episodio che tiene a battesimo il progetto, Burattini riesamina la strage di Clear Water, nella quale Patrick perde entrambi i genitori - a causa dell'incursione del predicatore Salomon Kinsky e della sua tribù di Abenaki - e viene in seguito salvato dalle acque del fiume da Wandering Fitzy. Lo scrittore toscano indaga i motivi che portarono Mike, il padre di Pat, un uomo apparso sempre mite e probo, a sterminare una pacifica comunità di indiani quando era un ufficiale dell'esercito americano, scatenando così la vendetta di Kinsky.
Attraverso una sceneggiatura superlativa, estremamente dinamica e moderna, Burattini dipinge con uno realismo toccante e brutale avvenimenti che credevamo di conoscere nel dettaglio mostrandoceli sotto una prospettiva totalmente diversa, non solo da un altro punto di vista narrativo ma anche emozionale. Forse mai prima d'ora un titolo come Zagor, nato per distinguersi da Tex, destinato a lettori più adulti, era stato interpretato in maniera tanto matura e drammatica, con un risultato entusiasmante.
Il merito va ovviamente condiviso con l'eccellente qualità grafica delle tavole, sorretta dalla classe e dalla potenza espressiva di due veterani del panorama fumettistico italiano quali Valerio Piccioni – una colonna di Julia - e da Maurizio Di Vincenzo – un habitué di Dylan Dog. Un plauso speciale va poi ai colori di Andres Mossa, un vero e proprio punto di riferimento nel settore. L'iconica copertina di Michele Rubini è, come si suol dire, la ciliegina sulla torta, che corona un prodotto impeccabile.