80 anni di Marvel: Cullen Bunn e Clay McLeod Chapman rilanciano Journey into Unknown Worlds

Cullen Bunn e Clay McLeod Chapman parlano delle loro storie celebrative su Journey into Unknown Worlds

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Vi abbiamo già parlato delle iniziative Marvel riguardanti i festeggiamenti per il suo ottantesimo anniversario. Uno dei titoli che torneranno in vita, ripescati dal glorioso passato, è Journey into Unknown Worlds, affidata ai testi di Cullen Bunn e Clay McLeod Chapman e alle matite di Guillermo Sanna e Francesco Manna.

I due sceneggiatori, chiamati a rinvigorire l'antica tradizione horror della Casa delle Idee, hanno risposto ad alcune domande sulle pagine del sito ufficiale dell'editore:

Journey into Unknown Worlds, copertina di Mike McKone

Bunn - Sì, conoscevo abbastanza le vecchie serie. Credo di avere anche alcune vecchie copie, mangiate dai topi, da qualche parte. Non ne ho letti molti, ma credo di avere un'idea abbastanza precisa di quel che era la testata. Amo, adoro, impazzisco per questo genere di fumetti: grandi, vecchie, bizzarre storie dell'orrore e di fantascienza. E infatti il progetto mi è interessato fin da subito.

Chapman - Le copertine! Avete visto le copertine! Pazzesche! Vorrei che le mie pareti fossero tappezzate con le copertine della serie originale. Mi ricordo che sbavavo davanti a quelle illustrazioni. Raccontavano la storia quasi da sole. Da bambino mi terrorizzavano al punto che non riuscivo a voltare pagina.

Bunn - Ho decine di fumetti del genere nella mia collezione e mi sono riletto con gioia un sacco di storie di quel periodo, per recuperare la sensazione e le atmosfere di avevo bisogno. Gran divertimento! Alla fine, quelle antologie che avevo collezionato nei miei raccoglitori hanno ripagato la mia fiducia e dimostrato il loro valore.

Chapman - Penso che potrei passare ore, giorni sfogliando queste storie meravigliose. Mi ricordo In the Closet e The Last Voice You Hear. Nel DNA di quelle vecchie avventure è scritta la mia immaginazione stessa. Anche solo il modo in cui venivano raccontate, quello stile da Ai Confini della Realtà, le trovate sorprendenti... sono qualcosa che ancora oggi ho dentro. Se fosse per me, tutte le storie che scrivo sarebbero di quel genere, fino alla mia morte. Mettetemi in un cottage tra i boschi e ve ne produrrò milioni.

Il trucco per far funzionare un fumetto d'orrore? Per Bunn è lasciare ai lettori, al termine della storia, con qualcosa su cui scervellarsi, in modo che essa li tormenti ben oltre l'ultima pagina.

McLeod Chapman non può che essere d'accordo e le paragona a una canzone pop: ci vuole un gancio immediato, qualcosa di orecchiabile che attragga l'attenzione, ma poi anche un tema che penetri in profondità, che sopravviva alla durata della storia e che, come un tormentone estivo, resti dentro il pubblico in maniera indelebile.

Journey into Unknown Worlds

Bunn - Voglio soprattutto conservare il senso del bizzarro delle storie originali. La mia è una storia stramba, sinistra e la bizzarria la abita sin dalla prima pagina. Poi, ovviamente, cambia marcia e gli eventi si mettono in moto. Lo straniamento e l'orrore continuano a crescere fino a che non raggiungono il punto di rottura.

Chapman - La run originale, per me, è come il film La cosa da un altro mondo, di Howard Hawks. Poi, noi le abbiamo messo sopra le mani ed è diventato La Cosa di Carpenter. Volevo rendere omaggio al materiale originale, ma contemporaneamente usare gli strumenti del Fumetto contemporaneo per massimizzare la resa e aggiornare quelle storie ai tempi nostri. Francesco Manna è stato il mio Rob Bottin.

Bunn - La mia storia, Bones of the Earth parla di un gruppo di ricerca che investiga sul luogo dove forse è avvenuto il primo contatto con una razza aliena. Vago, lo so, ma non voglio anticipare troppo. La sinossi è essenzialmente quel che gli eroi apprendono nella prima pagina della storia, dopodiché, tutto quel che sanno verrà gettato dalla finestra. Voglio che i lettori si sentano confusi sperduti e senza speranza proprio come i protagonisti.

Chapman - La mia è una storia di formazione, una lettera d'amore a un ragazzino che non c'entra con gli altri, diverso, tormentato dai compagni e in attesa del momento in cui cresceranno, in cui crescere... per diventare qualcosa di fuori dal mondo.

Fonte: Marvel

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