Voglio mangiare il tuo pancreas, la recensione del film
Nexo Digital porta nelle sale il drammatico lungometraggio animato Voglio mangiare il tuo Pancreas
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
La relazione tra un ragazzo e una ragazza sulla quale si abbatte l'ombra di una malattia terminale rappresenta ormai un sottogenere dei film romantici che da decenni commuove le platee cinematografiche: da Love Story a I Passi dell'Amore, fino ai più recenti Colpa delle Stelle e Il Sole a Mezzanotte. L'animazione giapponese controbatte con Voglio mangiare il tuo pancreas, lungometraggio - tratto dall'omonimo romanzo di Yoru Sumino - giunto per qualche giorno nelle sale italiane grazie a Nexo Digital.
Il film si apre con il protagonista rannicchiato sul letto e in lacrime mentre si sta svolgendo il funerale della giovane Sakura: svanisce dal primo istante ogni speranza di un lieto fine, quindi preparatevi a una visione accompagnata dall'inevitabile colonna sonora di soffocati pianti a singhiozzo e soffiate di naso da parte del pubblico. Due adolescenti si incontrano per caso: un ragazzo legge per caso il diario di una compagna di scuola, nel quale preannuncia la sua morte imminente, un segreto che non ha rivelato a nessuno. Nonostante le cagionevoli condizioni di salute, la ragazza è solare ed espansiva, mentre il protagonista appare timido e apatico; lei è appena stata mollata dal ragazzo, lui non ha mai avuto un amico in vita sua. Questa strana coppia comincia così a frequentarsi e a creare uno spiraglio di serena sincerità negli ultimi mesi di vita della studentessa, abituata a fingere con chiunque che sia tutto okay.
Il regista Shinichiro Ushijima, al suo esordio sul grande schermo, ricalca stilemi dell'animazione giapponese senza brillare per inventiva e non fornendo un'impronta stilistica definita. Non aiuta il character design di Yuichi Oka, che in passato aveva fornito un prezioso contributo a diverse serie anime, ma che qui sceglie un look per i personaggi la cui efficacia è altalenante, non riuscendo a far emergere costantemente le loro sensazioni.
Nonostante queste mancanze, Voglio mangiare il tuo pancreas riesce comunque a emozionare grazie a una formula narrativa quasi matematica, pensata appositamente per strappare lacrime agli spettatori; in questo è particolarmente efficace lo spiazzante finale, in grado di sorprendere nonostante la morte della protagonista fosse annunciata sin dal prologo.