Tex Willer 1: Vivo o morto!, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo numero della nuova serie Tex Willer
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il regalo più grande che Sergio Bonelli Editore potesse fare agli appassionati di Tex, in occasione del suo settantesimo anniversario, non poteva che essere un mensile nuovo di zecca a lui dedicato. L'attesissimo Tex Willer, imperniato sull'icona della casa editrice milanese quand'era ancora un fuorilegge, è stato presentato in anteprima all'ultima edizione di Lucca Comics & Games e ha debuttato in edicola lo scorso 16 novembre.
I fan di vecchia data possono riscontrare appieno tali propositi sfogliando il volume d'esordio, Vivo o morto!, che ci riporta ai fatti immediatamente antecedenti agli eventi conosciuti nell'ormai leggendario Il totem misterioso. Ci riferiamo al primo fumetto di Tex, uscito in formato striscia nelle edicole italiane il 30 settembre 1948 e poi ristampato su La mano rossa (Tex 1, ottobre 1958), che segna il debutto dell'attuale testata ammiraglia nell'inconfondibile formato brossurato che rappresenta una pietra miliare dell'editoria a fumetti del nostro Paese.
L'intreccio ci spiega anche come lo stesso Coffin, in compagnia dell'indiano rinnegato Dente di Lupo, sia entrato in possesso del prezioso medaglione di Orso Grigio, sakem dei Pawnee e padre della giovane e bella Tesah.
La snella foliazione di sessantaquattro pagine, il doppio delle strip originali degli anni '50 e '60, ideale per imprimere un ritmo serrato, viene sfruttata in tutta la sua efficacia. Tex Willer, almeno da quanto abbiamo potuto intravedere da Vivo o morto!, è caratterizzata da una sequenzialità più lineare e incalzante rispetto a quella apprezzabile su Tex; è inoltre moderna e accattivante nell'impostazione e nella stesura, ricordando da vicino l'andamento e la logica tipica delle serie televisive, con tanto di immancabile cliffhanger.
Si tratta, in sintesi, di un prodotto che strizza l'occhio alle nuove generazioni, diverso da ciò a cui siamo abituati da decenni ma che allo stesso tempo non snatura il personaggio; ci parla semplicemente di un'altra fase della sua vita, come quelle che hanno avuto altri eroi dei balloon e molti lettori, soprattuto quelli che hanno già più di un capello bianco.
L'epopea western è la stessa che amiamo da sempre. Possiamo distinguerne facilmente gli attori principali, con qualche anno di meno sulle spalle. Ne abbiamo avuto un piccolo assaggio nel numero zero di Tex Willer, una raccolta di splendidi cammei di ciò che ci attende nei prossimi sviluppi della vicenda.
Il concetto viene riassunto e ribadito nel frontespizio che decorerà ogni albo della serie, realizzato - come le tavole di Vivo o morto! - da un veterano di via Buonarroti 38 come Roberto De Angelis. L'artista napoletano ci restituisce un giovane Tex magnetico, esemplare, dimostrando insieme al team creativo di cui fa parte, uno straordinario lavoro di studio precedente a queste pagine, comprensivo di villain e figure secondarie. È un impatto visivo emozionante, che viene concentrato e amplificato dalla splendida copertina di Maurizio Dotti.