Dylan Dog 387: Che regni il caos!, la recensione
Abbiamo recensito per voi Dylan Dog 387, di Roberto Recchioni, Leomacs e Marco Nizzoli
Il numero di Dylan Dog in edicola questo mese dà inizio all'attesissimo Ciclo della Meteora: tredici storie fortemente in continuity che andranno a stravolgere completamente lo status quo del personaggio.
Cosa significa servire il caos? Si tratta di un concetto decisamente complesso. John Ghost incarna un'istituzione opposta all'Old Boy: i suoi modi di fare, la sua visione del mondo, i suoi legami con gli altri e con la tecnologia esprimono posizioni molto diverse rispetto a quelle di Dylan e, allo stesso tempo, rappresenta un'ottima metafora dell'anti-immobilismo che Recchioni ha voluto imprimere nella sua curatela della testata. Ghost apre l'albo con un lungo discorso sull'entropia e su quanto sia importante la forza della fame (o del "rimanere affamati", citazione contestualizzata in modo molto intelligente), innescando una mina vagante come Axel Neil, incarnazione a sua volta del concetto di "mostro anni Ottanta" molto caro alla tradizione dylaniata.
Tutto questo nel primo terzo della storia.
Cosa succede dopo? Qualcosa di molto importante per la vicenda in sé e, più in generale, per il personaggio: Dylan diventa un'icona. L'uomo che fino a oggi è stato costantemente bersagliato dalla stampa come truffatore e seguito da pochi diventa, improvvisamente, un modello da seguire nella vita. Questo cambiamento è un tassello fondamentale nello sviluppo dell'eroe: viene repentinamente sbattuto fuori dalla sua comfort zone e, a quanto pare, ciò non sembra affatto frutto del caso. È divertente notare come l'alfiere del caos si serva di una complessa orditura per mettere a segno i suoi piani: se Neil è lo stereotipo del nemico sanguinario figlio del "perché sì", Ghost è l'opposto, il cervellone che sarà sempre un passo avanti all'eroe, qualsiasi cosa egli faccia.
Dalla crasi di questi due elementi nasce una situazione paradossale per il protagonista, messo in scacco da un suo stesso atto estremamente positivo che - senza fare spoiler - diviene "altro" quando arriva in mano alla folla. Ed ecco che entra in campo il quarto personaggio fondamentale della trama: la gente, intesa come quella moltitudine acefala e acritica che tracanna notizie e dettami senza alcun filtro, mettendo in pratica ciò che viene professato da chi si occupa di pensare e decidere al posto loro. Il mondo straordinario in cui agisce Dylan è quella realtà violenta e insensata che vede il mostro dietro ogni angolo, che con ragionamenti di lombrosiana memoria si sente legittimata in posizioni xenofobe e irrazionali.
Da sempre, l'Indagatore dell'Incubo si è fatto portavoce dei più deboli, dimostrando un'ideologia fortemente contrapposta alla giustizia sommaria o, più in generale, a qualsiasi forma d'ingiustizia. Le azioni dell'inquilino di Craven Road 7 tra le pagine di Che regni il caos! sono mosse dalla stesse convinzioni che lo hanno reso celebre, ma anche - oggi più che mai - un paria della società, dove proprio chi sembra amarlo maggiormente rappresenta il pericolo più grande.
Il lavoro sulle tavole fatto da Leomacs e Nizzoli è davvero notevole: i tratti dei due autori si sposano perfettamente e i momenti di follia assoluta sono alternati a quelli più dilatati con il giusto peso, rendendo la lettura dell'episodio decisamente scorrevole e piacevole.
Allo stesso modo, la copertina di Gigi Cavenago e la variant lenticolare di Giuseppe Camuncoli sono molto evocative, seppur in modi diversi: la prima rappresenta il pericolo immediato, mentre la seconda è quell'evento che coglie alla sprovvista, avvenendo senza alcun avvisaglia che permetta la preparazione di contromisure realmente efficaci.
Nonostante il Ciclo della Meteora sia solo all'inizio, il ritmo e la qualità della materia narrativa sono già ad altissimi livelli, proprio come la posta in gioco.