Redneck vol. 2: Gli occhi addosso, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Redneck, serie Image Comics di Cates e Estherren
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Negli ultimi anni, il mondo del Fumetto americano ha iniziato a guardare con sempre maggiore interesse a quella faccia del Paese che per decenni è stata tenuta nascosta: una fetta di popolazione legata a un nazionalismo becero e xenofobo, un’anima reazionaria che trova nell'attuale partito Repubblicano il proprio megafono. Lontano dalle copertine patinate delle riviste e dalle lotte sociali, questo lato degli Stati Uniti è cresciuto così tanto da portare nello Studio Ovale un Presidente come Donald Trump.
Con il precedente volume, In fondo al cuore, siamo andati in Texas, a Sulphur Springs, e abbiamo fatto la conoscenza dei membri della famiglia Bowman, dei loro rivali Landry e in generale del contesto socio-economico in cui si muovono i due clan di vampiri. Con grande intelligenza e bravura, Cates ha infatti inserito in una cornice attuale una figura tradizionale, costruendo l’ampio cast di Redneck secondo regole ben precise e codificate nel corso dei decenni dai vari media.
Gli occhi addosso è il titolo del secondo brossurato di Redneck proposto da saldaPress, il quale, oltre a confermare le ottime impressioni destate all'esordio, riesce a risultare ancor più avvincente. Il tema portante è sicuramente quello del sangue, inteso sia nell’accezione più ampia di nutrimento (la cui assenza genera fame e disperazione) sia in quella di legame, vincolo dal quale non sempre si può fuggire. Intorno a questa parola, il giovane scrittore americano sviluppa una saga appassionante in cui, grazie a pochi ma efficaci colpi di scena, mantiene vivo l’interesse del lettore.
Accanto a un’ottima caratterizzazione dei personaggi e a una perfetta gestione dei tempi narrativi, i dialoghi rappresentano quel quid che permette a Redneck di consolidare la fama del suo scrittore. Corrosivo, crudele e politicamente scorretto, Cates delinea al meglio relazioni e scenari in cui riversare la propria critica sociale: il diverso – in questo caso, il vampiro – viene percepito come ostile, e in quanto tale una minaccia da braccare ed eliminare. La repressione è affidata alle stesse autorità che istituzionalizzano una pratica pericolosa, la quale, se allargata ad altre diversità, potrebbe aprire a scenari agghiaccianti.
La terra delle opportunità si dunque scopre marcia, violenta e rancorosa, e questa putrescente maschera viene perfettamente rappresentata dalle matite di Estherren. Il tratto sintetico dell’artista argentino si sposa perfettamente con le colorazioni di Dee Cunniffe. Gli occhi addosso va ben oltre le nostre aspettative e, ovviamente, la speranza è che queste non siano le ultime storie di alto livello che leggeremo della serie.