Il ragazzo più felice del mondo, la recensione del film
Gipi si mette sulle tracce di un misterioso fan, nel film Il ragazzo più felice del mondo
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Da questo post su Facebook pubblicato nell'aprile 2017 ha preso forma, in appena un anno e mezzo, la quarta fatica cinematografica di Gipi. Dopo L'ultimo terrestre, atipico film di fantascienza ispirato a una graphic novel di Giacomo Monti, l'artista pisano aveva girato due documentari dai quali iniziava a trasparire uno stile più personale, anche se tali progetti hanno goduto soltanto di qualche proiezione in occasione di alcuni festival, senza mai essere distribuiti ufficialmente nelle sale.
Da questo episodio realmente accaduto è nata l'idea di girare Il ragazzo più felice del mondo, concepito come un documentario nel quale Gipi avrebbe voluto indagare sull'identità del misterioso scrittore di missive, per poi rintracciarlo; non per sbugiardarlo pubblicamente o trasformarlo in una vittima di una gogna mediatica, come pensano subito i produttori sciacalli a cui il regista si rivolge, ma per fargli incontrare tutti gli autori a cui ha scritto e regalargli così la più bella giornata della sua vita.
Il progetto iniziale, però, diventa qualcos'altro. E bisogna constatare che quell'inchiesta così accattivante, pur restando centrale per l'intera durata del film, passa in secondo piano (si potrebbe quasi accusare di Gipi di scorrettezza nei confronti dello spettatore) per raccontare altro. Perché Il ragazzo più felice del mondo non è un documentario, ma un mockumentary su uno scalcagnato gruppo di aspiranti filmmaker, senza esperienza in materia. Sono le avventure di un'armata Brancaleone alle prese con obiettivi da mettere a fuoco, microfonisti che entrano nelle inquadrature, compromessi produttivi, vicoli ciechi narrativi e dilemmi etici.
Si tratta di una sorta di inno all'imperfezione che prende forma mentre Gipi e i suoi compagni d'avventura vengono criticati su schermo di essere brutti e inadatti a questo settore. Sembra quasi un'evoluzione dell'american dream per il quale ognuno può farcela, epurato di tutte le contraddizioni legate all'estetica e al dover sempre mantenere un'immagine di perfezione. È una dichiarazione d'amore al Cinema, nella quale il regista tira in ballo i video in Super 8 girati più di trent'anni fa, ora diventati un gioco "da grandi", con tutti gli ostacoli e le difficoltà del mondo adulto.
Questo racconto riesce a essere incredibilmente spassoso, con visioni oniriche e momenti surreali che portano a ridere fino alle lacrime. Per chi segue la carriera di Gipi in ambito fumettistico è difficile trovare delle corrispondenze con il suo percorso intrapreso in video, che veicola messaggi ugualmente profondi attraverso un utilizzo massiccio dell'umorismo, presente in misura esigua nei suoi lavori cartacei. Siamo dalle parti dei cortometraggi satirici che il regista ha realizzato quest'anno per Propaganda Live, nati proprio in parallelo alla lavorazione de Il ragazzo più felice del mondo, con il quale condividono lo stile e parte dello staff. C'è anche una parentesi che apre e chiude la pellicola, quasi un'appendice collegata in modo poco omogeneo alla vicenda principale, che potrebbe benissimo essere un corto televisivo di pochi minuti, ma aggiunto come incipit sensazionale alla ricerca di reazioni forti.
Le persone che fanno un mestiere esposto al giudizio del pubblico sono le più fragili. Basta una critica per metterli al tappeto e una parola buona per mandarli in paradiso.
Non è di certo un elemento su cui la campagna promozionale ha deciso di concentrarsi, ma a voi lettori di BadComics.it possiamo svelarlo: questo è un film sui fumetti. Non tanto perché Gipi ha coinvolto alcuni dei suoi colleghi, portando sul grande schermo - tra gli altri - Giacomo Nanni (con un'appassionata dichiarazione d'amore per il suo Cronachette), Francesco Coniglio, Laura Scarpa, Emiliano Mammucari e un Mauro Uzzeo come mai l'avete visto prima, ma perché tutto il racconto è guidato dalla passione di chi ha deciso di dedicare tutta la sua vita a disegnare, un'attività semplice solitamente collegata all'infanzia.
Sono questi sognatori che si imbarcano in imprese disperate, lontane dai riflettori, con una forte morale alla quale sono totalmente devoti, anche alla fine di un lungo percorso. Gipi continua a lottare come loro, anche se ora sembra aver trovato un nuovo medium con il quale continuare a raccontare storie. Probabilmente ora è lui, e non il quattordicenne cacciatore di dediche, il ragazzo più felice del mondo.