Harbinger Renegade vol. 1: Il giudizio di Solomon, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Harbinger Renegade, pubblicato da Star Comics
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Telepatia, telecinesi e volo sono alcuni dei poteri che contraddistinguono gli psioti, persone che sin dalla nascita nascondono queste capacità sovrumane. Grazie a un intervento chirurgico estremamente pericoloso, l’individuo attiva le sue doti oppure trova la morte, altre soluzioni non sono contemplate. Tra questi esseri, il più potente è Toyo Harada, psiota di livello omega che per anni ha segretamente perseguito l’obiettivo di regalare all’umanità un futuro migliore. Purtroppo, questo scopo apparentemente nobile prevedeva una cieca obbedienza allo stesso Harada.
Dopo aver dato inizio alla rivoluzione, tocca nuovamente a Kris Hathaway, Faith “Zephyr” Herbert, John “Torque” Torkelson e @X fermare i piani del gruppo guidato da Alexander Solomon, tra le persone più vicine ad Harada ai tempi dell’Harada Global Conglomerates. Abbandonate le proprie vite, tornano così a essere i Renegades, grazie al lavoro dello sceneggiatore Rafer Roberts e dei disegnatori Juan José Ryp e Darick Robertson.
L’arco narrativo d’esordio di Harbinger Renegade riesce nel difficile compito di soddisfare sia il lettore veterano che il neofita. Grazie all’ottimo lavoro di Roberts in fase di scrittura, la vicenda riprende i fatti precedentemente narrati mentre introduce i protagonisti della serie: aggiornandoci sui loro status quo, lo scrittore porta avanti una trama solida e perfettamente inserita nello sviluppo organico dell’Universo Valiant.
Sfruttando i prologhi che aprono ogni capitolo e utilizzando dialoghi ben dosati, lo sceneggiatore riesce a caratterizzare splendidamente i protagonisti dello storyarc, che, dopo aver smorzato l’impeto adolescenziale della ribellione, dovranno fare i conti con le ripercussioni delle proprie gesta. In particolare, l’attenzione è catturata dalle figure complementari di Peter e Kris, gli elementi più carismatici e problematici del gruppo.
L’alchimia tra i singoli elementi è gestita alla perfezione da Roberts che non perde occasione per inserire ulteriori variabili. Bilanciando intense sequenze di dialogo con violenti scontri, lo scrittore riesce a imprimere un ottimo ritmo al racconto e a creare le prerogative per una serie che si preannuncia accattivante.
Dal punto di vista estetico, la presenza di passaggi dal forte contenuto splatter, è resa perfettamente dagli stili grotteschi di Ryp (che si occupa dei prologhi) e Robertson. Questa coppia ben assortita imprime grande espressività a ogni passaggio della storia esaltando la componente emozionale. La cura dei dettagli è maniacale ma non va a inficiare il dinamismo delle scene d'azione.