BAO Publishing, Stella di mare: l'incontro con Giulio Macaione
Giulio Macaione ha presentato il suo nuovo fumetto Stella di mare, in uscita domani per BAO Publishing
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Ecco quanto ha dichiarato dall'autore all'evento:
Questo fumetto racconta una storia diversa dal precedente perché nasce da una voglia diversa. Con Basilicò volevo realizzare una commedia grottesca, quasi kitsch: c'erano tanti personaggi, una voce narrante, le ricette tra un capitolo e l'altro... Stavolta, invece, sono andato a togliere.
Volevo trasmettere una sensazione di lentezza. La contemplazione del mare è un momento lento, di riflessione intima, perciò ho eliminato la narrazione esterna. Gestire i silenzi è diventato importante, perché in quel caso è il luogo che parla.Stefano, uno dei protagonisti, ha 24 anni e ha lasciato l’università. Sta vivendo una fase di atarassia in cui non ha nessuno stimolo. L’unico momento di gioia è quando torna Marina, una ragazza del nord sfuggente come una sirena che si materializza solo d’estate. Durante l’anno, lei manda cartoline che rappresentano sirene, perché da bambina ha raccontato a Stefano di essere una sirena dei mari del Nord che ogni estate torna a Cefalù. E così Stefano aspetta, aspetta...
Poi c'è Vico, un vecchio pescatore che vive nel porticciolo di Cefalù. È famoso in paese perché ha una grossa cicatrice: da giovane ebbe un incidente in barca, e raccontò di essere salvato da una sirena, quindi tutti lo credono pazzo. Ora vive da reietto, ma Stefano riesce a stabilire un legame con lui, e lentamente costruiscono un rapporto.Matilde è una donna che ha perso il marito e sta perennemente al balcone aspettandolo. È ispirata a una signora che viveva nel paese dei miei genitori, che è notoriamente pieno di pazzi. San Mauro Castelverde è il pizzo più alto di montagna, da lì mia madre vedeva sempre il mare, ma c'è stata per la prima volta a tredici anni, perché i miei nonni non avevano la macchina. Il mare e l’acqua sono elementi ricorrenti nelle mie storie, evidentemente ci sono legato. In paese c’era questa signora che viveva chiusa in casa ripetendo una nenia, e si diceva che avesse perso le chiavi. Per questo non usciva mai.
Magari non è una storia corale come lo è Basilicò, ma anche qui c'è la famiglia: essendo la storia ambientata in Sicilia, volevo metterci la classica matriarca siciliana, ma se in Basilicò era una donna forte e volitiva, qui è più la mamma bonacciona che vuole buttare giù dal letto il figlio ma in fondo è affettuosa con lui.
Luisa è la sorella minore di Stefano: è un personaggio positivo e carico: vuole spingere il fratello a fare qualcosa nella vita, e gli combina delle uscite con le sue amiche. È un po’ l’impicciona a fin di bene.
Secondo me, è una storia molto intima, anche per come l’ho vissuta io. È stata una gestazione "privata", ne ho parlato poco. Di solito condivido le idee con le persone con cui lavoro, mentre in questo caso ho preferito tenere tutto per me. Dovevo ritrovarmi. Forse perché nel frattempo stavo realizzando un'altra storia per l’America, più pop e vivace, mentre questo fumetto parla di mare, che per me rappresenta un elemento di riflessione. Quando sono al mare, è l’unico momento della mia vita in cui non ascolto la musica.
Volevo fare una storia di sirene da una vita. Al di là del mito, nella cultura pop negli ultimi trent'anni ci sono stati solo Splash - Una sirena a Manhattan, La Sirenetta… Avevo questa idea lì che aspettava e non sapevo come svilupparla, ma non volevo realizzare la solita storia del pescatore che incontra la sirena e si innamora. L'anno scorso ero in viaggio in macchina con la mia famiglia, da Cincinnati a New York, e ho ascoltato per la prima volta il disco Un paese ci vuole, di Dimartino, che parla del bisogno di vivere il proprio paese e lasciarlo per realizzarsi, per poi ritornare. Nell'album c'è una traccia intitolata Una canzone del mare, in cui un ragazzo dell'isola di Favignana aspetta ogni estate una ragazza di Roma che torna da lui.
Per quanto riguarda Stefano, le sirene sono l’illusione dell’amore che non può vivere. Voleva essere un po' un richiamo a una sorta di illusione di promessa generazionale, alla mia ma anche a quelle successive. Il protagonista, a un certo punto, dice: “Noi cresciamo in un momento in cui pensiamo di fare qualcosa di speciale nella nostra vita”. È nella fase in cui deve accettare di essere una persona comune e fare qualcosa di comune.