Image: Kieron Gillen e Stephanie Hans lanciano DIE, tra D&D e il fantasy gotico
Gillen e Hans stanno realizzando un fumetto fantasy che dovrebbe risultare una sorta di Jumanji gotico
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
L'Hollywood Reporter li ha intervistati entrambi e noi vi riportiamo il succo delle loro dichiarazioni:
Gillen - Io e Stephanie parliamo della possibilità di lavorare assieme a una serie dai tempi di Journey into Mystery e, mentre mi stavo occupando di un progetto completamente diverso, ecco l'idea per DIE che casca dalle nuvole.
Hans - Per me, lavorare a un fantasy è una delle cose più naturali, come artista. Quasi troppo, a dire il vero. Quando ho iniziato come disegnatrice, in Francia, ho esordito con un fantasy, ma mi sembrava di chiudermi all'opportunità di imparare, se mi fossi limitata ai generi che mi venivano facili. Volevo essere una brava disegnatrice in generale, non solo di fantasy. Quindi ho iniziato a fare un sacco di copertine. E poi ho incontrato Kieron, con lui mi sono trovata alla grande.Gillen - Sapevo che il mondo aveva bisogno di un universo fantasy disegnato da Stephanie Hans, e avrei fatto di tutto per realizzarlo.
Hans - Abbiamo parlato di lavorare assieme per un sacco di tempo, poi ci siamo resi conto che stavamo entrambi aspettando il momento giusto per fare un bel fantasy hardcore. Credo che sia ora. Non saremo mai più pronti di così, e aspettare ancora sarebbe inutile.Gillen - L'idea precisa mi è venuta a San Diego, nel 2016. Jamie McKelvie, Ray Fawkes e io eravamo in giro a bighellonare, con in mano un gelato, quando ho chiesto agli altri che cosa sarà mai successo ai ragazzini protagonisti del cartone animato su Dungeons & Dragons degli anni Ottanta. Abbiamo fatto un po' di battute e pensato un po' a queste persone, sopravvissute a una sessione di D&D impazzita, e ora adulte. Tra uno scherzo e l'altro, ci siamo dedicati ai nostri gelati.
Per tutto il giorno, mi è rimasta in mente la cosa e ho continuato a ruminare, ad avere nuove idee. E, per le otto di sera, eccomi in lacrime, durante la cena, dopo aver realizzato di che cosa davvero parlasse quella storia, che ormai era in cima alla classifica di quelle che dovevo per forza raccontare. Ho gettato nel cestino tutte le altre che avevo in testa e ho proposto DIE a Stephanie. E ho iniziato il lavoro di ricerca.
Una storia arrivata nel momento giusto per la Hans, in cerca di una nuova casa, dopo aver abbandonato la Germania, e di un progetto a cui tenesse davvero. Ed ecco arrivarne uno che per lei era davvero importante. E, secondo Gillen, è anche il momento giusto per parlare di giochi di ruolo e di Dungeons & Dragons in particolare, in modo nuovo, senza indugiare sulla satira e andando oltre gli aspetti divertenti.
Gillen - Sono io. Non mancheranno mai i sorrisi. Ma io prendo i giochi di ruolo fantasy seriamente, come la musica pop. E questo fumetto è un prodotto del mio atteggiamento. Fondamentalmente, parla di un gruppo di adulti che si rendono conto che le loro vite non sono all'altezza delle loro speranze di bimbi. Il tutto mescolato a una sorta di indagine alla Planetary di tutte quelle cose che hanno nutrito la cultura di D&D e che hanno condotto quel gioco a dominare la concezione mondiale del fantasy. Un argomento piuttosto impegnativo e necessario. Inoltre, dopo cinque anni di The Wicked + The Divine, avevo bisogno di scrivere la storia di qualcuno che avesse almeno la mia età.
Una delle ragioni per cui, vi dicevo, mi sono trovato in lacrime, è che mi sono accorto che una parte di me è ancora prigioniera di un mondo di fantasia, bloccata all'età di sedici anni, e si chiede come mai il mio amore per tutto questo genere di cose mi abbia rovinato dal punto di vista emotivo. C'è un sacco di roba autobiografica, nella storia, scomposta e poi rimescolata. Non solo la mia esperienza. Stephanie ed io abbiamo parlato per ore del nostro rapporto con il fantasy e il suo contributo a diversi personaggi è significativo. Il progetto è frutto di una collaborazione molto intensa.
Una collaborazione che Gillen non fatica a paragonare a quella che fa parte integrante dei giochi di ruolo, in cui il narratore definisce il mondo, ma i giocatori, muovendosi al suo interno, influenzano in maniera potente.
Hans - Vedo molto di me stessa nei personaggi che Kieron ha scritto sin dalla prima sceneggiatura che mi ha mandato. Durante una cena in Inghilterra, io e lui abbiamo parlato molto della nostra gioventù, di quel che siamo, e Kieron prendeva appunti. Penso che molto del processo creativo sia nato in quel momento.
Gillen - Il gruppo sociale di DIE non è quello a cui appartengo, ma l'obiettivo era crearne uno che sembrasse autentico, non un generico gruppo di adulti o di adolescenti. Sono persone molto specifiche, le cui vite interiori e i cui obiettivi sono parte dell'intera storia. L'analisi puntuale della nostalgia è uno dei temi che accomuna le mie opere. Che infatti fanno sempre fatica ad essere qualcosa più che dolceamare. DIE si pone delle domande toste. L'intersezione tra nostalgia, storia ed esperienza personale è qualcosa che mi affascina.
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DIE, secondo Kieron Gillen, parla della fantasia in generale, dei suoi usi, del suo scopo, e i giochi di ruolo sono un ottimo modo per mettere in scena questi temi. Così come lo è la cultura nerd, da sempre sulla difensiva nei confronti di un mondo che non l'accettava fino in fondo. Oggi, però, i nerd hanno vinto.
Gillen - Oltre a scrivere la storia, ho progettato dal niente un intero sistema di gioco. Il mio piano originale era di pubblicarlo come contenuti aggiuntivi, ma poi ho capito che rivelarlo anche solo in parte significava fornire degli spoiler importanti sui finali di alcuni numeri e del primo arco narrativo. Quindi, spero di farlo circolare in forma di PDF, a un certo punto della pubblicazione della storia. Vi permette, di fatto, di giocare la vostra versione personale del primo arco in un paio di sessioni di gioco.
Le sessioni di prova, per ora, sono andate bene. Oltre a rendere questa cosa interessante per i giocatori, sono anche consapevole del fatto che ci saranno un sacco di lettori comuni, che non conoscono i giochi di ruolo, che potrebbero voler provare. Proprio come DIE, sto cercando di rendere le regole del gioco annesso accessibili a tutti e, contemporaneamente, emotivamente potenti.
Hans - Molti dei personaggi sono ispirati ai miei amici o anche a me stessa. Per lo più, cerco di immedesimarmi in ognuno e di disegnarlo come mi sembra più giusto. Il mio stile è molto intuitivo e ho imparato a seguire il mio istinto. A essere onesta, il mio processo creativo è un casino. Niente ha un aspetto compiuto sinché non lo uso a tutti gli effetti. I miei schizzi sono orribili e i miei pensieri caotici, ma alla fine tutto trova un equilibrio. Per questo fumetto in particolare, ho usato un po' di riferimenti pop della mia infanzia, soprattutto per gli abiti, ispirati un po' a Legend.
Gillen - Una delle grandi idee di Stephanie è che uno dei protagonisti fosse uno di quei metallari sensibili che trovi nelle scuole d'arte, che disegnano intricate tavole fantasy invece di fare i compiti. Si tratta di una persona che conosco benissimo, ma che non ho mai visto nella cultura pop. Il mondo post-Spinal Tap e post-Fusi di Testa ha creato un'idea del metallaro alla Bill e Ted. Ma ben poche persone reali sono rappresentate da quel tipo di persona.
Non solo la cultura metal, ma anche l'estetica degli anni Novanta è stata centrale nel dare a DIE l'aspetto che vedremo sulla pagina. Un lavoro che Gillen stesso confessa essere complesso, voler tenere insieme moltissimi aspetti diversi, che, nelle sue intenzioni, vuole apparire come un "Jumanji gotico".
Sicuramente, uno dei titoli su cui punteremo gli occhi con maggiore interesse, non appena arriverà nelle librerie.
Fonte: Hollywood Reporter