Deadwood Dick 1: Nero come la notte, la recensione
Abbiamo recensito per voi Deadwood Dick 1: Nero come la notte, prima serie dell'etichetta Audace
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
L'esordio di Deadwood Dick ha segnato un evento di enorme portata per Sergio Bonelli Editore, in grado di sollevare una sequela di considerazioni comprensibili pienamente solo a chi avrà acquistato e letto l'albo. Vediamo di fare chiarezza e non dimenticarne nessuna.
Nero come la notte è infatti un fumetto di rottura, dal punto di vista del linguaggio testuale e visivo, con il passato e la tradizione della casa editrice milanese. La libertà espressiva che si concede Michele Masiero, tornato con continuità alla sceneggiatura nonostante i suoi impegni di direttore editoriale, non ha precedenti dalle parti di via Buonarroti 38; i suoi dialoghi si rivolgono in maniera diretta e spigliata al lettore e sono, senza troppi convenevoli, sopra le righe. Fanno il paio con la realizzazione delle vignette, dai contenuti oltremodo espliciti e affidate al talento di Corrado Mastantuono, autore anche della copertina. Il prodotto finito potrà far storcere il naso – non lo dubitiamo – ai puristi Bonelli, ma sta a indicare un pensiero coerente e un percorso interessante che proietta il nostro maggior editore nell'alveo del panorama contemporaneo, di cui Image Comics è stata precorritrice e oggi riferimento indiscusso.
Veniamo quindi al genere della storia e al suo protagonista. Torna, e lo fa nella casa di Tex Willer, il Western con la “W” maiuscola. Il nuovo progetto sa combinare crudezza e ironia, denunciando una piaga nauseante e così attuale come il razzismo, non solo attraverso la violenza delle scene ma anche con l'acutezza di osservazioni e battute, talvolta amare, talvolta spiritose, sempre irriverenti.
L'interprete principale è un cowboy di colore, ispirato alla figura realmente esistita di Nat Love (1854 – 1921), che sfugge per miracolo a un linciaggio scaturito da un insulso movente; per salvarsi la pelle e guadagnarsi la pagnotta decide di arruolarsi nel Nono Cavalleggeri dell'Esercito statunitense, composto interamente da afroamericani: sono i famosi Buffalo Soldier. Solo il loro comandante, il colonnello Hatch, è un bianco, che non dimostra alcun disprezzo nei loro confronti, un uomo duro ma leale, che suscita immediatamente le nostre simpatie, così come Cullen, compagno di viaggio di Dick, ancora affezionato al suo “padroncino” caduto nella Guerra di Secessione.
Cosa c'è di tipicamente bonelliano in Deadwood Dick? La voglia e la capacità di raccontare uomini e vite, mediate in minore o maggior misura dall'immaginazione; lo spessore dei personaggi, curati fino alle figure di contorno, e la loro forza irresistibile che favorisce l'immedesimazione; la qualità delle illustrazioni, senza la quale sarebbe impossibile venire rapiti da questo irresistibile mondo di carta.