DC Comics, Superman: Brian Bendis nella polemica per l'uso della parola "autistico"
Un nemico di Superman una la parola "autistico" come insulto, ed è polemica sul web
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Bendis, interpellato e accusato direttamente, ha risposto così a chi ha indicato la sua decisione come inappropriata e di cattivo gusto:
Sì, si tratta di un insulto che nemmeno io sopporto. Lo hanno rivolto a me direttamente, a volte, e l'ho infilato nella mia sceneggiatura per mostrare quanto sia odioso tramite un personaggio odioso, che immediatamente dopo subisce il giusto castigo. Lo faccio in continuazione, nelle mie opere.
Vi capisco perfettamente. Ho chiamato i miei editor e ho detto loro di assicurarsi che la parola in questione non sia presente nelle prossime ristampe. Non ci sarà nelle raccolte. Il linguaggio è una cosa delicata. Quando cerchi di essere realistico, a volte rischi di ferire qualcuno. Sapete benissimo che non era mia intenzione, e mi avete aiutato a trovare un modo per correggere la cosa. Grazie a tutti.
Materia delicata da commentare, ma ci proveremo. Per quanto comprensibile sia il fastidio di alcuni, soprattutto di chi è più attento alla problematica e ne è colpito da vicino, pare a chi scrive che, nella fattispecie, abbiamo assistito a un eccesso di tutela. I cattivi sono cattivi. Nelle storie a fumetti, dovrebbero permettersi di esserlo in maniera indubitabile, dato che, perlopiù, la dicotomia morale ed etica è immediatamente chiara.
Il criminale è malvagio. Lasciamo che sia. Mannheim, in particolare, non è un personaggio tridimensionale, ed è definito semplicemente dalla sua avidità, dalla mancanza di scrupoli e di compassione. Ripulire il suo linguaggio delle abitudini più grevi e odiose ci pare un eccesso di zelo che rischierebbe, se divenisse un comportamento generalizzato, di condizionare la ricchezza espressiva e la creatività degli autori.
Bendis ha deciso per la via più conservativa e veloce, risolvendo il problema e decidendo, saggiamente, di pensare ad altro, lasciandosi la questione alle spalle. Ma, se in questo caso tutto è bene ciò che finisce bene, resta la fastidiosa sensazione che le opinioni di pochi, sul web, abbiano ormai il potere di influenzare in maniera possente le scelte creative, sulla base di una censura etica non sempre commisurata agli eventi.
Il caso James Gunn è ancora fresco. In termini di dinamica non siamo troppo distanti.
Fonte: Comic Book Resources