Le stagioni del Commissario Ricciardi vol. 2: La condanna del sangue, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo volume della collana Le stagioni del Commissario Ricciardi
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
La condanna del sangue è la trasposizione del secondo romanzo de Il Commissario Ricciardi, scritto da Maurizio De Giovanni. L'inverno de Il senso del dolore ha lasciato il posto alla primavera nell'ambientazione della vicenda, e l'azzurro è stato sostituito da una tonalità meno fredda e più consona alla stagione: il verde. La scelta della gradazione da parte di Ylenia Di Napoli e Andrea Enrico è ancora tenue e delicata, nuovamente molto suggestiva.
Il secondo capitolo di Le stagioni del Commissario Ricciardi, come afferma lo stesso protagonista sul finale, è prima di tutto una storia di madri e figli, e in seconda battuta - aggiungiamo noi - un racconto dominato da personaggi femminili. De Giovanni analizza in maniera drammatica e toccante il rapporto famigliare facendo emergere varianti della sua tenerezza, ma anche della sua deviazione, scavando nel cuore di donne antitetiche per estrazioni sociali, costumi, attitudini e offrendo un eloquente esempio di commedia umana.
La prosa di Brancato, alle prese con una trama decisamente ricca, è più rigida e meno colloquiale di quella di Claudio Falco, oltre a essere pressoché priva di espressioni idiomatiche, tuttavia risulta scorrevole e lineare; al pari delle inquadrature, è impostata soprattutto sulla concretezza della scena, prediligendo la sfumatura pragmatica a quella fantastica e conseguentemente la dimensione terrena a quella sovrannaturale dell'opera di De Giovanni.
Tale risultato è da attribuirsi anche al tratto estremamente pulito e regolare di Lucilla Stellato, ai suoi contrasti netti tra luci e ombre che accentuano il realismo dei soggetti e si contrappongono al segno più patinato e cupo di Daniele Bigliardo, già ammirato in precedenza. Non a caso, la disegnatrice di Salerno si è trovata a suo agio con la fantascienza di Nathan Never, mentre l'artista partenopeo è un decano dell'horror di Dylan Dog.
La pregevolezza grafica, così come la coerenza narrativa del prodotto, è comunque altissima. Siamo dunque di fronte a un'altra grande prova di qualità scaturita dalla neonata proposta editoriale targata Bonelli.
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