Avengers: Infinity War, la recensione del film
Avengers: Infinity War, diretto dai fratelli Russo, dà il via alla cavalcata finale della fase tre dell'MCU
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Enorme è l'investimento emotivo che la Marvel è stata capace di provocare nel pubblico, costruendo passo passo il suo Universo Cinematografico e popolandolo di figure che sono entrate potentemente, più di quanto avessero fatto in passato, nell'immaginario collettivo planetario. Ora, vederle quasi tutte assieme fa un certo effetto. Gli eroi dei Marvel Studios sono palesemente i personaggi più amati dell'ultimo decennio, in gara per popolarità solo con quelli di Star Wars. Le emozioni, in questo film, sono fuori scala già nelle premesse e dobbiamo fare i complimenti ai fratelli Russo, e ai loro sceneggiatori, per aver confezionato due ore e ventinove minuti di storia in grado di incanalarle ed accompagnarle.
Non stupitevi se ci vedrete nominare di continuo l'antagonista di questo film. Thanos è il vero fulcro Avengers: Infinity Wars. I suoi avversari, i buoni, sono i veri satelliti che gli ruotano attorno, nella speranza di entrare in fruttuosa rotta di collisione con lui. Sono stati intelligenti, i Russo. Come rendere davvero credibile l'avversario di personaggi così amati, così carismatici? Come fare per non lasciare sullo sfondo, per dare vera tridimensionalità al cattivo di turno, se deve vedersela con Chris Evans, Benedict Cumberbatch, Scarlett Johansson, Robert Downey Jr., Zoe Saldana e compagnia, soprattutto se si tratta di un gigante in CGI dalla pelle viola e che rischia di risultare inespressivo? Bisogna evitare di fargli fare la fine che un personaggio potenzialmente tragico e potente come Ultron ha fatto nelle mani di Joss Whedon. Renderlo il vero protagonista è la soluzione di Infinity War.
Oltre che riuscire nel mezzo miracolo di dare spazio a tutti, i Russo e i Marvel Studios hanno anche il merito di aver rispettato le chiavi stilistiche, riconoscibilissime, dei singoli franchise che collaborano a questo film. Là dove debuttano i Guardiani della Galassia pare di essere di fronte a uno dei loro film. Lo stesso vale per le prime battute di Thor e per l'esordio di Doctor Strange. Il tutto, senza l'effetto-collage, ma con grande sinergia. Attori ingombrantissimi si trovano a dover condividere il palco, a mettere in scena una vicenda che viaggia costantemente sull'orlo dell'eccesso di carisma. Lasciando che i personaggi siano quel che sono, senza bisogno di presentazione alcuna e facendosi guidare dalle loro personalità per narrare gli eventi, i Russo riescono a fare di Infinity War un film con capo e coda, a non cadere nella trappola dell'accozzaglia di scene. Non era facile.
Il risultato è Avengers: Infinity War. In pratica, un film Marvel elevato a potenza. Gli ingredienti ci sono tutti. Nella sala del Teatro Principe di Milano, unica pecca organizzativa di un memorabile pomeriggio di anteprima, si è riso parecchio, ci si è entusiasmati per le scene d'azione che non tradiscono la promessa di epica e spettacolo visivo, si è balzati sulla sedia per un paio di apparizioni a sorpresa di cui, ovviamente, non vi diciamo nulla, ma che danno l'idea di quanto affetto sia stato speso per confezionare questo film, prima parte di un'ideale chiosa degli sforzi iniziati con Iron Man. Lo stesso affetto che il pubblico prova per i personaggi e per cui la Casa delle idee, pur con tutti i suoi difetti, dimostra grande rispetto facendoci felici.
Un compito non semplice. C'era da gestire un'attesa fuori scala, da tenere in equilibrio un'architettura di trame intrecciate durante le fasi due e tre, bisognava dare il giusto spazio a una quantità senza precedenti di stelle del cinema e di eroi ingombranti. Ci sono riusciti grazie alla forza di gravità sprigionata da Thanos. Alla faccia di tutti i tradizionali cattivi incolori e poco interessanti della tradizione Marvel. Applausi.