Secret Empire 9, la recensione
Abbiamo recensito per voi Secret Empire 9, di Nick Spencer, Leinil Francis Yu, Rod Reis e Joe Bennett
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Secret Empire, il megaevento che sta caratterizzando gli ultimi mesi delle pubblicazioni Marvel di Panini Comics, giunge quasi alla fine della sua esaltante cavalcata con questo penultimo appuntamento. Nei precedenti capitoli abbiamo assistito all’ascesa di Capitan America come Leader Supremo dell’Hydra e, dopo le ripetute e fondamentali vittorie che hanno messo in ginocchio la Resistenza, eravamo ormai prossimi a decretare la resa dello sparuto gruppo di oppositori al regime.
In questo nono brossurato, il clamore generato dalla battaglia è tanto, occupa buona parte del racconto e conquista per l’epicità con la quale la comunità supereroistica – finalmente – si schiera unita contro un nemico comune. Il piano machiavellico con il quale il Capitano Rogers ha preso il controllo degli Stati Uniti perde un pezzo dopo l'altro, in un crescendo di colpi di scena e duelli che chiudono le diverse sottotrame imbastite da Nick Spencer, vero e proprio demiurgo di questo oscuro evento.
Tra momenti esilaranti (il siparietto tra i carcerieri Taskmaster e Black Ant e i Champions strappa più di una risata) e rivalità giunte a una risoluzione (Pantera Nera/Barone Zemo, Scarlet/Doctor Strange) lo scrittore britannico si dimostra abile nel variare i toni della storia e, soprattutto, nella gestione dei tempi, imprimendo brusche accelerazioni dopo intense scene di dialogo.
Va detto, però, che se fin qui la miniserie portante di Secret Empire si era fatta notare per la notevole profondità delle tematiche affrontate, questo nono capitolo disperde nell’ormai canonica guerra senza quartiere tra eroi in calzamaglia alcuni interessanti spunti; nello specifico, i percorsi individuali di Visione, del Figlio di Odino e di Sharon Carter si perdono nel grande trambusto della battaglia, cosa che porta a risoluzioni repentine quanto semplicistiche.
La breve ma importante comparsata degli X-Men capitanati da Emma Frost, inoltre, aggiunge ulteriore tensione alle fasi conclusive della vicenda e lascia qualche rimpianto sullo scarso utilizzo dei mutanti. Mentre il sipario inizia a calare su Secret Empire, Spencer appare come quel corridore che in prossimità del traguardo ha ormai speso tutte le energie: il suo lavoro mostra alcuni segni di cedimento preoccupanti in vista dell'epilogo, e la speranza è che l'imponente impalcatura fondata sulle pagine di Sam Wilson: Capitan America non crolli nelle ultime battute.
In molti frangenti, l’accostamento di più artisti ha portato a risultati nel complesso gradevoli, sebbene non siano mancati passaggi in cui la discontinuità abbia penalizzato il progetto. Se Rod Reis e le sue atmosfere oniriche continuano a rappresentare una certezza, la coppia composta da Leinil Francis Yu e Joe Bennett non produce i risultati sperati. Prese singolarmente, le prove dei due disegnatori sono certamente sufficienti, ma questa volta il contrasto tra stili lontani stride.
Chiude l’albo l’ormai consueta storie breve tratta da Secret Empire: Brave New World. Nick Kocher (storia) e Tana Ford (disegni) sono gli artefici del divertente racconto intitolato Propagandamonio con protagonista l’amabile Gwenpool. In un Paese controllato dall’Hydra, anche i media sono monopolizzati, e l’organizzazione terroristica non perde occasione per diffondere il suo credo. Tocca anche al presentatore Peter Pena e il suo programma Newsnight subire questo trattamento, ma non tutti gli ospiti dello show sono pronti a piegarsi ai diktat fascista.
Propagandamonio è un intermezzo piacevole che spezza la tensione accumulata nelle tavole precedenti e si aggiunge alle fin qui poche sorprese scaturite da Brave New World.