Speciale Dampyr 13: La terra delle aquile, la recensione
Il 13° Speciale di Dampyr è un albo imperdibile, raccomandato non solo ai fan del Figlio del Diavolo
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
L'ultimo Speciale Dampyr, il tredicesimo brossurato della collana annuale, è arrivato in edicola lo scorso 21 ottobre. I testi portano la firma di Claudio Falco, lo scrittore più prolifico del personaggio dopo Mauro Boselli, co-creatore del titolo insieme a Maurizio Colombo.
La terra delle aquile, che dà il titolo al racconto, ci pone di fronte a un altro campione della cristianità in opposizione alla minaccia ottomana e alla stregua di Tepes: si tratta di Gjergj Kastrioti, detto Skënderbeu, condottiero e patriota schipetaro. Falco riporta fedelmente gli eventi dell’epoca e offre una spiegazione tutta dampyriana alle incredibili gesta e alle imprese militari che fecero di Skënderbeu una vera leggenda presso la propria gente. Ancorato solidamente al passato e proiettato in un alone di mistero nel presente, l’intreccio chiama in campo ben due nuovi Maestri della Notte pronti a scontrarsi mortalmente per reclamare ognuno il suo dominio sull’Albania.
Lì accorrono Harlan, Kurjak e Tesla, coinvolti dall’amico e professore Hans Milius, a sua volta contattato da un collega accademico italiano, l’enigmatico Simone Altafoglia. Per il protagonista e i suoi inseparabili compagni è l’inizio di un’avventura rocambolesca, imprevedibile e dall’esito incerto fino alla scena conclusiva.
La terra delle aquile è un albo intenso e prelibato. Si viene catturati dall'invenzione narrativa e si resta al contempo affascinati dal contesto storico in cui viene elaborata. Le sue pagine esprimono nel soggetto e nel suo sviluppo la quintessenza di Dampyr, che unisce in maniera vincente e irresistibile azione e sapere, divertimento e cultura, come un Martin Mystère in versione horror.
Non a caso, a disegnare questo volume è Fabrizio Russo, un artista che si è prestato più volte sulle pagine del Detective dell’Impossibile prima di diventare un veterano del Figlio del Diavolo; qui dà prova della tecnica e del talento di cui è dotato rappresentando con naturalezza e fluidità i continui scambi spazio-temporali di cui è disseminata la pulsante trama. La cura della regia e dei dettagli, la raffinatezza del tratto e la qualità recitativa delle tavole di Russo rappresentano il valore artistico di un fumetto eccellente già dal punto di vista testuale.