Sandokan vol. 1: Le tigri di Mompracem e altre storie, la recensione
Abbiamo recensito per voi Sandokan vol. 1: Le tigri di Mompracem e altre storie, edito da Star Comics
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Si tratta di un progetto corposo, articolato in tre cartonati di grande formato impreziositi dalle copertine di Pasquale Frisenda. Oltre al tomo in oggetto sono infatti previsti I misteri della giungla nera e altre storie (in arrivo a giorni) e Le due tigri e altre storie (tra qualche mese). Ognuna delle pubblicazioni propone un tema principale ed è suddivisa in due parti: la trasposizione per la Nona Arte dell'opera originale e alcuni brevi fumetti che prendono spunto dall’immenso universo salgariano.
L'arduo compito di cimentarsi con uno dei capolavori assoluti della letteratura avventurosa è toccato agli sceneggiatori David Goy (pseudonimo di Davide G.G. Caci) e Gero Giglio, con Paolo Antiga ai disegni. Le tigri di Mompracem, adattamento dell'omonimo romanzo apripista degli undici che compongono il cosiddetto ciclo indo-malese. Raccolto in un libro dall'editore genovese Donath nel 1900, aveva esordito nel 1883 a puntate sulla rivista di Verona La Nuova Arena con il titolo di La Tigre della Malesia.
Le tavole di Antiga sono potenti e piene di energia, ma i suoi soggetti sono visivamente poco distanti dall'indimenticabile show televisivo diretto da Sergio Sollima nel 1976; ciò lo renderà senza dubbio gradito a un pubblico maturo, già in confidenza con quei personaggi e quelle trame, ma gli riuscirà forse più difficile - per la scelta canonica del linguaggio e della grafica - accattivarsi i lettori più giovani.
Il termine di paragone più illustre nel campo dei balloon è invece costituito dalle cinquantadue strisce di maestri indiscussi quali Hugo Pratt e Mino Milani. Apparse nel 1969 sul Corriere dei Piccoli, sarebbero state il suggestivo preludio a un imponente revival incentrato su Sandokan, esploso alla metà degli anni 70 sui principali media di intrattenimento. Il suo culmine si avrebbe avuto nella miniserie TV sopracitata, interpretata dagli indimenticabili Kabir Bedi, Philippe Leroy, Adolfo Celi e Carole André.
La sfida per gli autori al lavoro sulle storie in appendice è stata certamente più semplice per via dell’indipendenza creativa loro concessa; tuttavia, Alessandro Di Virgilio (non nuovo al confronto con Sandokan) e Michela Cacciatore hanno anch’essi optato per una soluzione più classica con La Tigre e la Volpe, nel quale immaginano l'incontro in cui si conobbero il protagonista e l'adorato Yanez.
Sfruttano invece appieno la libertà narrativa di cui dispongono, rivolgendosi al tema dell'infanzia, Davide Aicardi e Mario Sciuto con Il ventre del Diavolo, e Davide Morando e Michael Malatini con Gli occhi della Tigre: la prima ci mostra una vicenda remota del pirata di Salgari attraverso un accattivante intreccio tra presente e passato, enfatizzati esteticamente dal contrasto tra opacità e brillantezza delle chine; la seconda, davvero di impatto per ritmo e qualità delle illustrazioni, ci rivela uno doppio episodio della splendida Marianna, donna e bambina, degna compagna del signore di Mompracem.