Diabolik 1 - 2, la recensione
La recensione di Cappio alla gola e L’esca, i primi due episodi legati tra loro della storia di Diabolik
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il racconto si estende temporalmente per un biennio ed è incentrato su un brutale serial killer ribattezzato dai media il Viaggiatore. Quest'ultimo, dopo aver seminato il terrore a Clerville - come visto nell'albo dello scorso mese, Cappio alla gola - torna in azione due anni dopo nel conclusivo L'esca. La lunga e avvincente storia porta la firma di un team creativo di primissimo piano che rappresenta la quintessenza del Re del Terrore: Mario Gomboli e Tito Faraci ai testi, Emanuele Barison, Giorgio Montorio e Luigi Merati ai disegni.
Tuttavia, il centro della scena spetta a Ginko: è l'infaticabile nemesi del protagonista a lanciarsi all'inseguimento del pluriassassino, diventando per lui un vero incubo. La vicenda esalta i valori di giustizia e lo spirito di abnegazione dell’ispettore, così come il suo coraggio e il suo cuore; Gomboli e Faraci qui ci ricordano quanto Ginko sia un detective e un poliziotto eccezionale, che può avere la peggio esclusivamente con il suo mortale nemico.
Siamo certi che i fan dell'antieroe creato nel 1962 dalle Sorelle Giussani apprezzeranno l’esperimento di un duplice episodio sulla serie regolare. Visti i contenuti di Cappio alla gola e L’esca, la nuova formula è da ritenersi una buona soluzione editoriale per consolidare una base più consistente di affezionati lettori, ma si è dimostrata soprattutto l’occasione per offrire un’ottima prova di qualità narrativa e artistica.