La cicatrice, la recensione

Abbiamo recensito per voi La cicatrice, graphic novel di Ferraris e Chiocca pubblicata da Oblomov Edizioni

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La cicatrice, anteprima 01

Con l'elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti il tema della migrazione della popolazione messicana è tornato a essere particolarmente caldo. La cicatrice, di Andrea Ferraris e Renato Chiocca, edito da Oblomov Edizioni, racconta proprio di quella linea di confine lunga tremiladuecento chilometri, una vera cicatrice sul territorio bagnata di sangue.

Lo spillato di grande formato proposto dalla casa editrice si presenta mostrando subito non solo la cura autoriale ma anche quella editoriale dietro ogni prodotto targato Oblomov. La storia al suo interno è fortemente legata al graphic journalism, con i due autori italiani che in prima persona hanno esplorato quella vastissima lingua di terra che divide in due l'America del Nord.

La vicenda è divisa in due parti: Una notte al confine e Un giorno al confine. Il primo è il racconto di una memoria storica, un fatto di cronaca relativo alla città di Nogales, divisa in due dal muro di confine, dove gli autori restano spettatori e reporter di un orribile evento accaduto alcuni anni fa, in una notte di ottobre nel 2012.

Nella seconda parte, invece, gli autori italiani raccontano l'esperienza diretta del passaggio in quei luoghi, partendo da Tucson, dove sono entrati in contatto con le associazioni che cercano di garantire - nei limiti della legge - un'assistenza di qualche natura agli individui che compiono il viaggio della speranza tra le due nazioni.

Il punto di vista degli autori è estremamente chiaro: unito al tratto grasso e sporco del disegno, sottolinea l'idea di cronaca grezza di quanto sia accaduto in quei luoghi. Le tavole sono un pugno nello stomaco, perché mostrano non solo le vittime della traversata ma anche chi, in maniera del tutto disinteressata, investe la propria vita per aiutare chi vede in quel deserto una strada verso la salvezza.

La cicatrice, anteprima 02

Il carattere peculiare di un lavoro del genere è sicuramente nella distanza d'origine geografica di chi racconta questa storia rispetto al teatro degli eventi: tendenzialmente storie di denuncia simili arrivano da persone del luogo, coinvolte in modo diretto da guerre ed esodi di ogni genere; leggere nomi di autori italiani sulla copertina dell'albo è una piacevole sorpresa, perché riescono a raccontare con uguale naturalezza gli equilibri socio-economici che vengono meno in occasioni simili, come se investissero la loro vita quotidiana da chissà quanti anni.

Gli autori non dividono quella porzione di mondo in bene e male, ma in vittime e carnefici. Uno dei motivi che spinge gli uomini ad attraversare il confine è il contrabbando della droga e il Muro, questa entità a sé stante che si staglia in modo imperioso diventa suo malgrado un contenitore di storie, vicende in cui la questione dell'illegalità può, talvolta, entrare solo di striscio.

In un momento storico in cui la questione della separazione tra i popoli è all'ordine del giorno, un fumetto come La cicatrice aiuta a tenere alta l'attenzione nei confronti di una crisi inumana, accodandosi a una vasta bibliografia di genere che, purtroppo, si rende giorno dopo giorno più attuale.

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