Caput Mundi – I mostri di Roma 4: Il lago che combatte, la recensione

Abbiamo recensito per voi Caput Mundi – I mostri di Roma 4, di Cirincione, Sicchio, Manieri e Chiappara

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Spoiler Alert
Caput Mundi - I mostri di Roma è una miniserie eccessiva e grottesca, sotto ogni aspetto. La storia affonda le sue radici nella mitologia romana, che con i suoi luoghi simbolo e le sue dicerie genera un folklore degno di una piccola nazione a sé stante. Il lago che combatte, che vede Roberto Cirincione e Dario Sicchio ai testi, Stefano Manieri e Francesco "Prenzy" Chiappara ai disegni, rappresenta un punto di svolta importante, che fa mollare gli ormeggi dal reale alla serie per andare verso lidi più affini all'immaginario mostruoso collettivo.

Nonostante si apra con riferimenti molto chiari all'attuale amministrazione romana, la storia introduce una sorta di Swamp Thing all'interno del lago Ex Snia, simbolo negli anni delle rivolte ambientaliste. Il mostro, chiamato Coscienza, che rappresenta il giudizio della città di Roma, è visivamente imponente e minaccioso. Il suo comportamento rende perfettamente l'idea del passaggio cangiante tra giusto e sbagliato, senza sfumature grigie, facendogli incarnare una minaccia tangibile per i protagonisti della miniserie.

I personaggi di Caput Mundi sono degli outsider della società, ognuno convinto di agire nel "proprio" giusto. Quando vengono messi di fronte l'esame della Coscienza, questo porta a esiti tanto inaspettati quanto interessanti. Il peso dei segreti nascosti nel lago è l'arma con cui vengono fatti fuori i colpevoli, con dei disegni davvero impressionanti delle scene d'azione. Gli stessi segreti diventano oggetto di dannazione e desiderio a seconda del lato da cui vengono osservati, riproponendo nuovamente il legame imprescindibile tra colpevoli e innocenti. L'impatto visivo dell'albo, assolutamente notevole, ne rappresenta il punto di forza. Allo stesso modo, i dialoghi un po' pulp aiutano il lettore a comprendere un po' meglio la natura dei personaggi in gioco.

Anche se la macro-storia avanza con un punto di svolta importante, i tanti interrogativi che dovrebbero rendere l'intera vicenda narrata "indispensabile" restano ancora oscuri. Gli albi convincono nella loro singolarità, ma la sensazione di fondo è che oltre alla (bella) trovata del fondere il crime all'italiana con i mostri classici ci sia una semplice storia di prede e predatori non proprio imprescindibile, che fatica a mantenere davvero alta l'attenzione del lettore per tutto il tempo.

A due albi dalla conclusione, Pietro Battaglia resta il personaggio più carismatico, che, grazie alla sua storia editoriale, stacca di diverse misure gli altri comprimari, sicuramente interessanti ma non memorabili.

In attesa della conclusione, segnaliamo con piacere che la miniserie avrà un seguito (attualmente in produzione), che non coinvolgerà Roberto Recchioni, ideatore dell'iniziativa.

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