Birthright vol. 5: Nel ventre della bestia, la recensione
Abbiamo recensito per voi il quinto volume di Birthright, di Joshua Williamson e Andrei Bressan
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Mikey Rhodes è stato strappato dalla sua famiglia quando era ancora un bambino e condotto su Terrenos, un modo fantastico dominato dall’oscuro signore Dio-Re Lore; lontano dall’affetto dei suoi genitori, ha dovuto imparare a combattere per adempiere il compito al quale è stato destinato: essere il Prescelto, il guerriero che ucciderà Lore.
Mentre la compagna di Mikey – la gideon Rya – sta per dare alla luce il loro primo figlio, lo scontro decisivo, che vede coinvolti i maghi Mastema e Kylen, va in scena non privo di disarmanti sorprese: a rendere la situazione ancora più drammatica concorre il sopraggiungere di Kallista, braccio destro di Lore. Inutile aggiungere quali siano i suoi intenti...
La maggior parte delle sottotrame fin qui imbastite viene portata a compimento in questo nuovo appuntamento che getta le basi per un finale che non sembra essere così lontano. Grazie al racconto di Rya, ripercorriamo la parabola del Prescelto su Terrenos con flashback che meglio definiscono la formazione e le scelte dietro al “tradimento” di Mikey. Se da un lato Williamson offre al lettore i tasselli mancati della storia, dall’altro imprime una forte accelerazione agli eventi, rendendo centrale la battaglia tra maghi e demoni.
A questo punto della sua cavalcata – Nel ventre della bestia è stato pubblicato originariamente sui numeri #21/25 della serie – Birthright continua a destare interesse e mantenere uno standard qualitativo eccellente. Il merito va ricercato nella riuscita rilettura del fantasy: dislocati in ambienti urbani e contemporanei, i topoi del genere acquisiscono una nuova veste affascinante.
In particolare, la sceneggiatura punta molto sulla natura ambigua dei protagonisti: il mistero che avvolge ognuno di essi si dispiega capitolo dopo capitolo delineando caratterizzazioni intriganti e perfettamente funzionali. Al contempo, nel grande calderone di trovate a effetto e personaggi azzeccati, emerge in tutta la sua importanza il ruolo della famiglia: il dramma dei Rhodes, il legame che tiene uniti i suoi componenti, assume di volta in volta sfumature differenti, tra continui alti e bassi, nuovi arrivi e inattesi ritorni.
Ripercorrendo a ritroso la saga di Birthright non troviamo battute d’arresto né in fase di sceneggiatura né per quanto concerne i disegni di Bressan, la cui grande capacità descrittiva va ad aggiungersi all’ingegno con il quale crea scenari visionari, in un mix perfetto che esalta la narrazione di Williamson. Il risultato è una componente artistica solida e accattivante, resa ancora più efficace dai colori di Adriano Lucas.
I Rhodes hanno ritrovato il figlio perduto ma si apprestano a vivere un nuovo terribile capitolo della loro vita. Restiamo in attesa del prossimo volume per continuare seguire le appassionanti vicende di questo originale e convincente urban fantasy.