BAO Publishing, Macerie prime: Intervista a Zerocalcare
La nostra intervista a Zerocalcare, autore di Macerie prime, la nuova graphic novel di BAO Publishing
Ringraziamo Daniela Mazza e lo staff di BAO Publishing per la disponibilità
Ciao, Michele! Bentornato su BadComics.it e grazie per averci concesso questa intervista. "Macerie prime": cosa pensi della crescita graduale in contrapposizione all’essere costretti a crescere istantaneamente?
Tendenzialmente cresciamo tutti in maniera graduale, a meno di eventuali traumi specifici che ci obbligano all’improvviso a cambiare radicalmente stile di vita. Di base, tutti compiamo dei passaggi che spesso sono abbastanza lenti. Il problema è che sono così lenti che spesso non te ne accorgi, e se sei un autore di fumetti non li riporti al loro interno.
A poco a poco, tutti i personaggi delle mie storie sono cambiati, nella vita vera, ma questi cambiamenti sono stati così graduali che non sono stato capace di coglierli nel corso degli anni. All’improvviso mi sono trovato a guardarmi intorno, notando come nei fumetti tutti i personaggi fossero rimasti identici, fissati come fossero i Peanuts, mentre le persone a cui si ispirano nella vita vera sono diventate completamente diverse. Con questo libro ho fatto una specie di aggiornamento un po’ brusco, ma necessario per riuscire a fotografare ancora chi ho intorno, perché altrimenti sarebbero diventati personaggi scontati.Com’è cambiato il tuo rapporto con il pubblico e gli impegni, a metà tra gratitudine e ansia nei confronti di chi si avvicina a te per ringraziarti o per questioni lavorative?
In realtà un rapporto di gratitudine c’è sempre, perché questo è quello che mi fa campare. Se non avessi questa cosa qua sarei tornato a vivere a casa di mia madre, perché non so fare altro nella vita: resterei senza soldi per pagare l’affitto e sarei abbastanza in difficoltà. Rispetto all’inizio è diventato però super difficile per me stare appresso a tutto.
In realtà mi rendo conto che, soggettivamente, ognuna delle persone che ti chiede qualcosa lo fa per un motivo valido, come cause assolutamente nobili su cui c’è anche una partecipazione reale, fatta con grande generosità. Non è che mi chiedono di fare le cose perché le persone vogliono arricchirsi in prima persona, ma perché si tratta di qualcosa che sta loro a cuore, in un Paese in cui far parlare di una causa è super complicato, e spesso per farlo devi farti arrestare o farti spaccare la testa dalle guardie.
Allo stesso tempo, è una roba quasi ridicola se una singola persona si mette a fare il portavoce di tutte le cause: ridicola per il singolo, che sembra non credere veramente in nessuna, ma anche per la causa in sé, che sembra aver affittato un testimonial a pagamento. È un tema che mi mette a disagio, su cui cerco di far riflettere anche le persone che mi fanno richieste, a meno che non sia una cosa proprio mia, che mi tocca in prima persona.
Nel fumetto parli di come trovare un appiglio a cui aggrapparsi per andare avanti, per salvarsi e continuare: da cosa nasce questo spunto?
Questa è una cosa che mi son trovato a vivere da entrambi i lati della richiesta: sia a dover fornire appigli, e non esserne capace, sia a essere quello che li chiedeva.
Ci sono delle situazioni che quando vanno male ci portano a dare un senso a quello che stiamo facendo - o comunque a illuderci di riuscire a darlo - per riuscire ad andare avanti, sennò cominci a cedere un po', e alla fine non riesci più a trovare nemmeno la forza per provare ad andare avanti. Questa forza, spesso uno la cerca negli altri, sperando che gli diano in qualche modo un appiglio, uno specchio in questa ricerca di qualcosa.
Non ti so rispondere meglio, perché è una cosa che osservo attorno a me, e perché forse sono stato più dalla parte di chi non ha saputo dare quell'appiglio. Quindi, anche nel cercare di parlarne nel fumetto non sono io il personaggio che la cerca, ma è qualcosa che sentivo molto vicina nel discorso che ho portato avanti, che riecheggia molto nelle mie esperienze.
Purtroppo, credo che crescere significhi anche fare a meno di quella sponda lì. Nel senso che forse quell’appiglio è qualcosa che devi trovare in te stesso, più che cercare altri che te lo offrano.
Parliamo del Capro espiatorio, una figura che diventa una calamita per tutti gli sfoghi, una sorta di puntaspilli. Cosa puoi dire di questo personaggio ai ragazzi che ne impersonano il ruolo?
Non voglio dare lezioni di vita, figuriamoci. Non voglio spiegare nulla a chi legge. Ma se mi guardo intorno, in generale, questa cosa del Capro espiatorio è un po’ la cifra di questo tempo. Che sia un tuo amico che ha un lavoro che volevi te, o l’immigrato di turno che tu percepisci avere in qualche modo un trattamento di favore - anche se non è vero - rispecchia il nostro tempo.
Penso che sia importante riconoscere e isolare quello che è il tuo rancore personale, il tuo risentimento, che evidentemente non dovrebbe essere nei confronti di quella persona, perché non è lei a levarti le cose. Semmai dovresti indirizzare il rancore verso chi quelle cose non le ha date a te. In generale, è qualcosa che dovresti imparare a direzionare meglio.
Questo è ciò che vedo intorno a me, ma non voglio insegnare niente a nessuno. Mi rendo conto della delicatezza e della soggettività delle varie situazioni.
Cosa significa cercare un animale guida in mezzo alle macerie?
Il problema è che in mezzo alle macerie si sta di merda, e quindi le guide che trovi sono guide di merda. Se stai in una situazione in cui ognuno vive il "si salvi chi può" in maniera individuale, troverai una guida che ti consiglia - come in ogni momento di crisi - di salvare te stesso.
Dopodiché penso sia evidente che questa non sia la mia proposta di una soluzione al mondo, ma una cosa provvisoria legata al momento che ho attraversato, ed essendo un libro in due parti avrà anche una sua ricomposizione più avanti. Credo sia abbastanza chiaro che si tratterà di un ritorno, ma non certo al punto di partenza.