Secret Empire 1, la recensione
Abbiamo recensito per voi Secret Empire 1, realizzato da Nick Spencer e da Steve McNiven
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati.
A causa dell’intervento del Teschio Rosso e di Madame Hydra, infatti, il passato di Rogers è stato modificato tramite un Cubo Cosmico. Il Nostro si è dunque "rivelato" un agente infiltrato dell’organizzazione terroristica e, dopo aver voltato le spalle all'amata Sharon Carter, ad amici e compagni, ora siede nella stanza dei bottoni della più grande potenza mondiale.
Questo è il drammatico scenario di Secret Empire, miniserie evento scritta da Nick Spencer, i cui primi semi sono stati piantati dallo sceneggiatore britannico nelle serie “sorelle” Captain America: Steve Rogers e Captain America: Sam Wilson. Ad affiancarlo in questo primo numero troviamo il disegnatore di Civil War, Steve McNiven.
Se già il precedente albo ci aveva convinti grazie al ritmo della narrazione serrato e a una serie di eventi che ci catapultava nel climax della vicenda, questo primo capitolo ufficiale conferma la bontà dell'operazione tramite sequenze adrenaliniche e intense scene di dialogo in cui Cap deve confrontarsi ora con i suoi alleati - dal Dottor Faustus a Kraken - ora con gli ex amici. Durante queste fasi, Spencer mette in scena i dilemmi interiori che inquietano Rogers: nonostante le sue machiavelliche orchestrazioni, gli ultimi anni vissuti con gli Avengers sembrano in qualche modo avere un peso sulle sue decisioni.
Non possiamo non restare positivamente colpiti dall’imponente architettura progettata da Spencer: ogni aspetto di Secret Empire 1 sembra tratto dal Manuale Cencelli, ogni dettaglio dell'inedito assetto politico è ben curato, cosa che rende la storia quanto più realistico si possa trovare attualmente in un fumetto di supereroi. Ci troviamo di fronte a un prodotto maturo, date le tematiche trattate, che spinge il lettore a spostare la sua attenzione sulla situazione politica che stiamo vivendo. La repressione messa in atto contro gli Inumani o gli accordi stretti per confinare i mutanti a Madripoor mascherano scenari attuali, elementi che Spencer inserisce con intelligenza senza snaturare l’anima del progetto.
Sebbene il tono sia serio e la gravitas permei queste pagine, non mancano brevi incisi in cui emerge uno humour - spesso nero - che concorre a smorzare la tensione crescente. L’attenzione si concentra su un ampio cast di comprimari e, a dispetto di altri eventi di questo tipo, nessun personaggio risente di una gestione superficiale e banale grazie ai dialoghi ben dosati.
Per garantire la giusta drammaticità ed epicità al primo numero di Secret Empire è stato chiamato McNiven, ma purtroppo non sempre la sua arte si dimostra all’altezza in quest’occasione: complici le chine di Jay Leisten, le figure dell'artista vengono appesantite oltremodo da un tratteggio fastidioso a discapito della consueta dovizia di particolari; si ha dunque la sensazione che alcuni passaggi non siano stati sfruttati a dovere in ambito artistico. Detto ciò, la prova del disegnatore canadese - per quanto meno potente di quanto ci si aspettasse - è comunque buona e non va a inficiare la bontà di Secret Empire 1.
L’inizio della saga è dei più promettenti: il velo di mistero che avvolge il periodo antecedente a questo episodio lascia tanti interrogativi aperti, oltre a creare i giusti presupposti per il prosieguo.