Asterix e la Corsa d'Italia, la recensione
Asterix e la Corsa d'Italia vede i due Galli impegnati in una gara di biga attraverso le regioni italiane...
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Per noi lettori italiani Asterix e la Corsa d'Italia ha l'ulteriore attrattiva di proporre finalmente un'avventura ambientata interamente nel nostro Paese, con i due protagonisti in giro per lo Stivale, senza limitarsi alla sola Capitale, già visitata in più occasioni.
Questa rocambolesca odissea è l'occasione per fare una panoramica delle diverse regioni italiane, passando in rassegna dialetti, usi e costumi di un Paese parecchio eterogeneo. Fa sorridere vedere personaggi basati su Luciano Pavarotti, la Gioconda o Silvio Berlusconi, ma sono poco più che macchiette utili per una strizzata d'occhio al lettore. La rapida carrellata, infatti, non consente di approfondirne la caratterizzazione, mancando di aggiungere una figura di rilievo che vada ad arricchire il cast di personaggi indimenticabili della serie.
A posteriori, ci domandiamo perché la promozione del volume avesse posto l'accento su Obelix, arrivando a suggerire che sarebbe stato il vero protagonista della vicenda. In realtà, la coppia di Galli ha un ruolo equilibrato, e il personaggio "dalle ossa grosse" riveste il ruolo di spalla come in molte altre storie; sono ben altre le storie che gli hanno permesso di brillare, mettendo addirittura in secondo piano l'amico Asterix.
Jean-Yves Ferri imbastisce una trama frammentata, con momenti divertenti ed elementi suggestivi, ma che soffre uno dei difetti principali delle storie on the road: la mancanza di un efficace filo conduttore in grado di rendere il tutto omogeneo.
Dider Conrad è invece il vero timoniere dell'albo: il suo talento gli consente di passare in rassegna in modo vario i molteplici scenari che si susseguono, infondendo dinamicità alle bighe trainate da cavalli, animali sicuramente non semplici da disegnare, qui presenti nella maggior parte delle vignette.
Come già notato nel volume precedente, sono sempre più presenti vignette di grandi dimensioni che occupano metà tavola: delle "mezze splash page" in grado di sforare la gabbia canonica della pagina a quattro strisce. In Asterix e il Papiro di Cesare questi virtuosismi grafici erano motivati da scene che valeva la pena valorizzare, mentre qui il loro utilizzo ci appare un po' pretestuoso: un desiderio di Conrad di mettere in risalto la sua abilità, o un espediente di Ferri per completare prima la sceneggiatura?
Asterix e la Corsa d'Italia si inserisce dunque in modo naturale nel filone delle avventure degli irriducibili Galli nonostante l'assenza di elementi realmente innovativi, il pregio che più ci aveva sorpreso nel volume precedente.