Monstress vol. 1: Risveglio, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Monstress, Risveglio, di Marjorie Liu e Sana Takeda
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Smettiamo di cercare i mostri sotto al nostro letto quando realizziamo che sono dentro di noi.
Siamo in un mondo popolato da umani, esseri ibridi con innesti biologici e divinità antiche. La scena è catturata dall'arcanica Maika "Miss" Halfwolf, cresciuta in povertà e schiavitù. Forte del rapporto con la sorella Tuya, Miss è sopravvissuta alla guerra, alla morte e alla sofferenza che ne hanno segnato la breve esistenza. La ritroviamo nel primo capitolo di questa emozionante vicenda ormai adolescente, messa all’asta. Ad aggiudicarsi il suo corpo - privo del braccio sinistro - è la bella Sophie, sacerdotessa Cumanea. Chiusa nelle segrete della fortezza, Maika è circondata da altre creature prigioniere dell'ordine che controlla gli umani.
Monstress è un’opera dalla solida struttura fantasy, all’interno della quale non mancano altre influenze: dallo steampunk all'estetica manga, il tutto riletto con il gusto e la sensibilità del Fumetto americano, attento a cogliere le trasformazioni sociali in atto. Guardando oltre la spettacolare saga imbastita dalla Liu, rintracciamo infatti tematiche a lei care come l’integrazione razziale o l’emancipazione femminile.
Chi ha seguito le precedenti opere della scrittrice sa quanto la sua attenta analisi del quotidiano non risulti mai banale. La presenza di figure femminili forti che ricoprono ruoli di comando, ad esempio, richiama il suo lavoro su X-23 e Black Widow; così come la paura (e conseguente repressione) delle "diversità" riporta alla mente l'arco narrativo da lei firmato per Astonishing X-Men, culminato con il matrimonio omosessuale tra Northstar e Kyle Jinadu.
Diviso tra momenti di disarmante dolcezza e altri di disumana violenza, Monstress parte in maniera confusionaria mettendo sul piatto troppi elementi per poi riprendersi sulla lunga distanza. Questo l'unico limite del volume: se da un lato l’affresco narrativo affascina per la varietà delle ambientazioni, dei personaggi e per i diversi piani di lettura presenti, la costruzione risente di un’iniziale complessità che rappresenta un notevole ostacolo.
La narrazione parte in medias res, senza alcuna introduzione o contestualizzazione degli eventi; capitolo dopo capitolo, vengono introdotti elementi che meglio aiutano a comprendere la vicenda. Tra flashback e alleanze da ricostruire, il lettore deve prestare molta attenzione per cogliere le tante sfumature.
La contaminazione di generi non coinvolge solo la sceneggiatura ma anche la componente artistica di questo fumetto. La prova della Takeda, artista dal tratto ibrido che unisce elementi della scuola americana e di quella asiatica, conquista per l’originalità delle soluzioni e per la cura riposta nella creazione di un immaginario fantasy perfettamente riuscito. Il suo tratto pulito conferisce grande espressività a figure plastiche, sinuose e imponenti, ma al contempo dinamismo alle scene più concitate.