Inumani vs. X-Men, la recensione
Abbiamo recensito per voi i tre numeri della miniserie evento Inumani vs. X-Men
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Otto mesi sono trascorsi invano e l’estinzione della razza mutante sembra ormai imminente. Per Emma Frost, Tempesta e Magneto la soluzione resta una sola: neutralizzare Karnak e Freccia Nera, marciare su Nuova Attilan per bloccare Medusa e debellare le nebbie terrigene. La maggioranza dei mutanti è concorde sul da farsi e chi - come Bestia - rappresenta un ostacolo all’operazione viene tenuto lontano dallo scontro. Due settimane, forse meno, questo il tempo a disposizione degli X-Men.
Sin dai primi numeri delle testate è stato chiaro che la tensione latente che caratterizzava il corso della Nuovissima Marvel sarebbe sfociata in una guerra senza quartiere, ma se il crescendo drammatico cui abbiamo assistito negli ultimi mesi ha creato i giusti presupposti per questo ennesimo “scontro tra supereroi”, lo sviluppo della miniserie delude ogni oltre aspettativa e svilisce l’importante impalcatura narrativa creata dalla Casa delle Idee per il suo corso post-Secret Wars.
Se aggiungiamo a queste evidenti pecche una risoluzione della vicenda insulsa e illogica, oltre a un finale che tiene fede al gattopardiano “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”, diventa chiaro che ci troviamo di fronte alla montagna che partorisce un topolino. Per di più brutto. L’alchimia tra i due sceneggiatori purtroppo non funziona e non riesce a incidere nella giusta maniera in un evento che poco aggiunge ai prossimi sviluppi delle serie.
Discorso analogo può essere esteso anche alla componente artistica della miniserie, affidata a Leinil Francis Yu e Javier Garrón: la prova dei due disegnatori, seppur buona, non convince a causa degli stili troppo differenti tra loro: al tratto nervoso e frenetico del primo viene affiancato quello più dinamico e plastico del secondo, in un’alternanza che non crea la giusta armonia; sensazione accentuata dalla disomogeneità delle colorazioni di David Curiel, Andres Mossa e Jay David Ramos, che danno l'impressione di trovarsi di fronte a blocchi narrativi distinti.
Iniziative come questa, che dovrebbero esaltare l'incontro delle diverse anime dell'Universo Marvel, diventano sempre più frequentemente occasioni sprecate o, come in questo, delle inutili parentesi, mortificando così il lavoro degli autori sulle singole testate.