Rat-Man 122: Quando tutto finisce, la recensione
Quando tutto finisce è l'ultimo episodio della saga di Rat-Man creata da Leo Ortolani
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Leo Ortolani costruisce sapientemente l'epilogo della sua saga, e per la prima volta nella mia carriera di lettore più che ventennale mi sono trovato in questa situazione: nella mia testa sono risuonati i violini di John Williams, i fiati di Danny Elfman, le percussioni di Hans Zimmer, e mi rendevo conto che l'autore mi stava accompagnando verso l'ultima pagina, quella fatidica tavola con la scritta "Fine" in basso a destra.
Potrà sembrare retorico a chi non ha provato questa sensazione, ma l'attaccamento ventennale a un personaggio - se avete conosciuto il supereroe in calzamaglia gialla con il primo albo di Rat-Man Collection di Panini Comics come chi vi scrive, qualcuno in più per chi seguiva gli albi autoprodotti - rende inevitabilmente difficile il distacco, soprattutto se durante il cammino ha saputo regalare forti emozioni e raccontare avventure in grado di entrare di diritto nella Storia del Fumetto.
La carriera del buffo supereroe con il muso da scimmia ha cambiato un bel po' di cose nel mercato fumettistico italiano: Rat-Man ha ricevuto un incredibile numero di premi, ha ottenuto il seguito di lettori che hanno dimostrato un enorme affetto per il personaggio e per il suo autore; inizialmente ha raccolto molti consensi grazie alla sua irresistibile comicità, poi, con il tempo, Ortolani ha voluto raccontare altro con le sue storie (già dalla Trilogia del Ritorno si poteva notare la volontà di costruire qualcosa di più elaborato rispetto alla semplice risata attraverso la parodia di mantelli e calzamaglie).
La comicità non manca nell'ultimo numero, fin dalle prime pagine; anche in questo gran finale l'autore si riserva qualche vignetta per lanciare una frecciatina di satira prendendo di mira quei genitori di cui leggiamo dichiarazioni su tutti i giornali, impegnati a incolpare qualunque soggetto, ente o governo per alleggerirsi la coscienza e ignorare il peso delle proprie responsabilità. È l'ideale introduzione per una storia che parla anche dell'essere genitori, con il protagonista ancora alle prese con la scoperta di avere una figlia - Thea - e a come questo cambi il suo atteggiamento e la sua mentalità.
Da anni seguiamo i racconti di Leo Ortolani, padre adottivo, con le sue due bambine inserite qua e là tra le vignette di qualche gag, nel libro Due figlie e altri animali feroci, attraverso i racconti nelle interviste o nei post in rete. Essere padri è indubbiamente un'esperienza che cambia la vita, e la conseguenza più onesta che potevamo aspettarci è vedere questa rivoluzione riflettersi nella sua opera. Ortolani ha sempre raccontato se stesso attraverso Rat-Man, ed era naturale che il cammino umano sviluppatosi negli ultimi vent'anni venisse pesantemente influenzato da questo nuovo elemento.
Non manca l'avventura, l'epica richiesta a un fumetto di supereroi. In realtà la prima metà dell'albo presenta i personaggi in una situazione più simile a quella di un film horror, barricati all'interno di un palazzo, l'ultimo baluardo per resistere all'Ombra, come a difendersi da un esercito di zombi. Poi le atmosfere cambiano, ci sono grandi momenti in grado di sorprendere il lettore. L'eroe con le orecchie di topo viene ammantato di un'aura messianica e il grande avversario viene combattuto in un modo originale, tramite un elemento che potrebbe sembrare retorico ma che è perfettamente in linea con quanto narrato negli ultimi anni (considerando soprattutto il modo in cui viene trattato). È un traguardo per nulla scontato, tenendo conto di quanti scontri tra Bene e Male siano stati messi in scena nella narrativa e quanto sia difficile oggi riuscire a raccontare qualcosa di nuovo.
L'elemento metafumettistico con cui Ortolani ha sempre giocato è presente anche qui: ci sono gag che ironizzano sul fatto che sia l'ultimo numero, ma il tutto è al centro di un momento particolarmente potente, fondamentale nella risoluzione della trama. L'autore non vuole nascondere la natura di fumetto di Rat-Man, a differenza di altre opere che potrebbero essere facilmente trasposte in altri media; Ortolani si compiace del mezzo e continua ad ammiccare al lettore, considerato un compagno di viaggio.
Sappiamo che tra pochi mesi rivedremo Rat-Man a bordo della stazione spaziale in C'è spazio per tutti, ma la grande avventura emotiva del personaggio, la sua epopea epica si conclude qui. È un finale soddisfacente, che dedica spazio a tutti i personaggi più amati, anche con un simpatico e inaspettato ritorno. E poi c'è un gancio per il futuro, forse un cliffhanger gettato per lasciare la speranza di qualcosa di più, forse un tassello di un piano già orchestrato da Ortolani. Non ci resta che aspettare per vedere quali strade percorrerà l'autore che abbiamo imparato ad amare grazie alle avventure del supereroe in calzamaglia gialla.
L'albo, oltre a contenere l'ultimo pezzo del puzzle dell'Operazione Ratto (attendiamo di mettere le mani sul finale alternativo), si chiude con alcuni articoli per congedarsi dai lettori, prima che il sipario cali un'ultima volta. Uno di questi è di Marco Marcello Lupoi, che tanto tempo fa ci ha visto lungo portando Rat-Man in tutte le edicole, un'operazione per nulla scontata per un personaggio allora sconosciuto. Il merito è anche di tante altre persone che l'autore ringrazia, come il curatore Andrea Plazzi, colleghi e amici che l'hanno sostenuto lungo il cammino. C'è un intenso saluto finale attraverso il quale Leo Ortolani si racconta un altro po', ci spiega attraverso una lettera di Jack Kirby che tipo di fumettista sia - un fumettiere - e ci fornisce qualche anticipazione su cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni dalla sua produzione.
Dopo aver flettuto i muscoli per tanti anni in sua compagnia, siamo certi che qualunque opera voglia proporci in futuro non sarà più un salto nel vuoto, per quanto distante dai suoi lavori precedenti, perché anche da questo finale abbiamo avuto la conferma di quanto Leo Ortolani sia una garanzia: un'eccellenza del Fumetto italiano che tutto il mondo dovrebbe invidiarci.