Dampyr 209: L'Indagatore dell'Incubo, la recensione
Abbiamo recensito per voi Dampyr 209: L'Indagatore dell'Incubo, conclusione dell'epocale crossover Bonelli
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
A pochi giorni dall'uscita di Dylan Dog 271, albo firmato da Roberto Recchioni, Giulio Antonio Gualtieri e Daniele Bigliardo, ecco arrivare in edicola Dampyr 209, opera di Mauro Boselli e Bruno Brindisi, contenente la conclusione del primo epocale crossover targato Sergio Bonelli Editore dedicato alle sue icone horror. Anche in questo caso, il mensile è disponibile con doppia copertina componibile, realizzata dal cover artist titolare Enea Riboldi. Se nella prima parte è sembrato opportuno introdurre ai lettori dell'Indagatore dell'Incubo gli ospiti della testata - Harlan, Kurjak e Tesla - in questo secondo e ultimo segmento non servono presentazioni per l'antieroe di Tiziano Sclavi e per il suo assistente Groucho, entrati ormai a pieno titolo nell'immaginario collettivo.
Nel presente, invece, l'ambientazione si sposta da Londra alle isole Ebridi, sulle tracce del super vampiro, stirpe a cui appartiene Lord Marsden, secolare nemico di Lodbrok. Quest'ultimo è in possesso di armi di distruzione di massa in grado di mettere in pericolo l'intera Gran Bretagna. Harlan lo vuole eliminare, Dylan percepisce in lui qualcosa di buono, ma viene preso alla sprovvista; lui e Tesla, rimasti sulla costa durante una parentesi di quiete apparente, vengono infatti sorpresi da un'orda di non-morti. In seguito facciamo la conoscenza di preziosi alleati del bene: il proprietario dell'albergo dove alloggiano i Nostri, Malcolm, e il figlio Jilroy, la cui madre veniamo a scoprire essere una selkie, ossia una creatura marina della mitologia gaelica, una fanciulla in grado di trasformasi in foca nelle notti di luna piena.
La qualità è costante anche in ambito grafico: alle strepitose matite di Bigliardo replicano quelle di Brindisi, entrambi campani e dotati di stili tanto diversi quanto pregevoli. Dopo le tante gradazioni di grigi del partenopeo, il salernitano opta per tonalità più marcate e contrasti decisi tra bianchi e neri: il suo Dylan è unico, e adorabile la sua Tesla, nonostante Brindisi sia alla prima esperienza su Dampyr.
L'evento appena conclusosi, un incontro inusuale per il Fumetto italiano tra due protagonisti appartenenti ognuno a un proprio variegato universo narrativo, si può definire un esperimento riuscito che apre nuove strade e sviluppi intriganti per le continuity coinvolte. Ci auguriamo che l'operazione possa ripetersi presto, non solo coinvolgendo nuovamente Dylan Dog e Dampyr, ma anche gli altri personaggi del fantastico cosmo di Sergio Bonelli Editore.