Chrono Tintin #22: I gioielli della Castafiore

Un bizzarro caso in cui i comprimari di Tintin indagano sulla scomparsa di alcune pietre preziose...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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I gioielli della Castafiore, copertina di HergéDopo l'avventura di Tintin in Tibet, Hergé decide di ambientare l'episodio successivo nel Castello di Moulinsart, allontanandosi dai viaggi in terre esotiche per costruire un giallo sui generis.

La soprano Castafiore ha subito un furto: le sono stati rubati alcuni preziosi gioielli, e tutti gli ospiti del Capitano Haddock sono dunque sospettati: inizia così una bizzarra indagine gestita dai Dupondt, che ovviamente non riescono a cavare un ragno da un buco, anche grazie alla collaborazione del Professor Girasole.

La fonte d'ispirazione de I gioielli della Castafiore è un furto simile subito da Sophia Loren nel 1960, salito agli onori della cronaca con una copertura a tratti morbosa da parte della stampa; un pretesto, per Hergé, per sfogarsi contro i giornalisti pressanti che lo perseguitano da anni; pur non essendoci traccia di sottotesti politici, resta una riflessione sulla borghesia che analizza abitudini e psicosi all'interno della reggia di Moulinsart.

Tintin e Haddock sono ridotti quasi a semplici spettatori (il secondo addirittura è costretto su una sedia a rotelle, così che non possa fuggire), mentre il cast di comprimari guadagna il centro della scena. Scopriamo addirittura una profondità imprevista nel Professor Girasole che fa quasi rivalutare il suo personaggio e l'atteggiamento avuto negli albi precedenti.

Infine, una carovana di zingari ospitata nel giardino della villa è l'occasione per Hergé di riflettere sul pregiudizio e sulla paura del diverso: accusati di furto e dunque principali sospettati del caso, vengono scagionati quando si scopre che il colpevole è in realtà... una gazza ladra.

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