Tumorama, la recensione

Abbiamo recensito per voi Tumorama, volume a fumetti realizzato da Pablo Cammello

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Tumorama, anteprima 01Il numero di webcomic che si tramutano in fumetti cartacei è in continuo aumento. Un esempio di questo interessante connubio tra Web e carta stampata è Tumorama, opera di Pablo Cammello che, dopo il debutto online e un albo autoprodotto, raggiunge ora gli scaffali delle librerie grazie alla casa editrice milanese Shockdom.

Diverse e contrastanti sono le sensazioni che si avvertono durante la lettura di questo corposo volume suddiviso in dodici capitoli che racconta le vicende di Tumorboy, del suo amico Rubens e di Plutarco, cane in possesso di diverse lauree e di un italiano decisamente non consono ai suoi titoli. I tre condividono un appartamento che diventa la principale location delle loro avventure, durante le quali facciamo la conoscenza di una variegata gamma di comprimari, tutti dal character design al quanto bizzarro.

L’universo narrativo di Tumorama viene ampliato da Cammello pagina dopo pagina, in un susseguirsi di colpi di scena e trovate metafumettistiche che stravolgono completamente l’impressione iniziale per condurci verso lidi densi di interrogativi e spunti di riflessione.

Parlavamo di sensazioni contrastanti: le dissonanza narrative rendono questo volume un fulgido esempio di come il Fumetto moderno si apra a un'altra serialità, quella televisiva, in questo caso quella delle sitcom, facendone suo il linguaggio per poi corromperlo con immagini forti e spesso disturbanti. L’inizio di Tumorama è caratterizzato da una successione di situazioni surreali in cui Tumorboy e Rubens sono alle prese ora con lo sciopero dei pusher, ora con vicini di casa troppo guardoni: episodi autoconclusivi dal gusto grottesco, resi alla perfezione dal tratto caratteristico di Cammello.

Tumorama, anteprima 02Man mano che si procede nella lettura, è evidente che la trama venga sviluppata orizzontalmente e che la chiave di lettura fornita – sempre che sia davvero quella – fornita per gradi. Solo una volta giunti al termine si può dare una possibile interpretazione di cosa sia davvero Tumorama, che, dopo averci fatto ridere in maniera partecipata, ci lascia con diverse domande a ronzarci per la testa.

Non meravigliatevi, dunque, se la vostra prima reazione sarà quella di tornare al punto di partenza per provare a rileggere tutto da capo; anzi, vi invitiamo a farlo proprio per cogliere al meglio le tante sfumature che si nascondono dietro a quella che può sembrare la strana fotografia di una generazione apatica e dedita alle droghe. Non fatevi fregare dal tono leggero e scanzonato iniziale, che potrebbe spingervi a etichettare il tutto come una boutade.

Quella che potremmo considerare la prima stagione di Tumorama - visto anche l’incredibile cliffhanger finale - trova nei disegni di Cammello la perfetta sublimazione di quel forte senso di disagio che pervade ogni singola vignetta: un montaggio della tavola serrato e claustrofobico, unito alla scelta di giocare con inquadrature ardite, che lascia trasparire le grande potenzialità di un autore da tenere d'occhio.

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