FFF 2017 - A Silent Voice, la recensione del film
Al Future Film Festival abbiamo visto per voi A Silent Voice, scritto da Reiko Yoshida e diretto da Naoko Yamada
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.

Il film, scritto da Reiko Yoshida (Virtua Fighter, Digimon Adventure) e diretto da Naoko Yamada (K-On!, Tamako Market), è tratto dall'omonimo manga di Yoshitoki Oima, sette volumi pubblicati nel 2015 da Star Comics.
Il tema principale della vicenda è al centro dell'attenzione in queste settimane, grazie alla popolarità del serial TV Tredici: il protagonista, infatti, nella prima scena tenta il suicidio a causa del bullismo; ma a differenza della serie Netflix, è lui ad aver maltrattato una compagna di classe.Gli episodi violenti risalgono alle elementari, quando il giovane Ishida non si faceva problemi a prendere di mira la nuova arrivata Nishimiya, una bambina sorda. Il ragazzo cresce e dopo anni è ancora divorato dai sensi di colpa per ciò che ha fatto. La sceneggiatura esplora in modo approfondito il percorso del ragazzo verso il perdono e la redenzione, non solo da parte delle vittime e delle persone a loro vicine, ma soprattutto da se stesso; un tema delicato, affrontato senza alcuna indulgenza nei confronti del protagonista.
L'altro elemento principale del film è la difficoltà di comunicazione, chiaramente uno dei principali ostacoli per Nishimiya, costretta ad aggirarsi con un quaderno che le permette di esprimere i suoi pensieri. Anche Ishida ha problemi a relazionarsi con il prossimo, preferendo evitare di rivolgersi a chi considera solamente una comparsa nella propria vita, condizione rappresentata con uno stratagemma buffo ed efficace: i volti delle persone attorno al ragazzo sono infatti coperti da una "X" grossolana, che si stacca e cade al suolo quando decide di avviare una conversazione con qualcuno.A Silent Voice sfrutta tipologie di personaggi e dinamiche tipiche dell'animazione giapponese: Nishimiya è una ragazzina moe ai limiti della tolleranza, Ishida è il liceale bizzarro con un atteggiamento duro che cela però un carattere da svelare.
Anche visivamente, il film propone un'estetica canonica che ricrea quella del manga, ma fortunatamente, in mezzo a vari stereotipi, si trovano delle idee o dei passaggi che spiccano e riescono a infondere un'identità ben definita al prodotto. In particolare nel finale, al netto di qualche passaggio troppo lungo o ripetitivo, viene raggiunto un climax sorprendente, nel quale i percorsi dei due protagonisti raggiungono un picco che dona allo spettatore sensazioni in grado di smuovere anche l'animo meno sensibile.