FFF 2017 - A Silent Voice, la recensione del film
Al Future Film Festival abbiamo visto per voi A Silent Voice, scritto da Reiko Yoshida e diretto da Naoko Yamada
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Il film, scritto da Reiko Yoshida (Virtua Fighter, Digimon Adventure) e diretto da Naoko Yamada (K-On!, Tamako Market), è tratto dall'omonimo manga di Yoshitoki Oima, sette volumi pubblicati nel 2015 da Star Comics.
Gli episodi violenti risalgono alle elementari, quando il giovane Ishida non si faceva problemi a prendere di mira la nuova arrivata Nishimiya, una bambina sorda. Il ragazzo cresce e dopo anni è ancora divorato dai sensi di colpa per ciò che ha fatto. La sceneggiatura esplora in modo approfondito il percorso del ragazzo verso il perdono e la redenzione, non solo da parte delle vittime e delle persone a loro vicine, ma soprattutto da se stesso; un tema delicato, affrontato senza alcuna indulgenza nei confronti del protagonista.
A Silent Voice sfrutta tipologie di personaggi e dinamiche tipiche dell'animazione giapponese: Nishimiya è una ragazzina moe ai limiti della tolleranza, Ishida è il liceale bizzarro con un atteggiamento duro che cela però un carattere da svelare.
Anche visivamente, il film propone un'estetica canonica che ricrea quella del manga, ma fortunatamente, in mezzo a vari stereotipi, si trovano delle idee o dei passaggi che spiccano e riescono a infondere un'identità ben definita al prodotto. In particolare nel finale, al netto di qualche passaggio troppo lungo o ripetitivo, viene raggiunto un climax sorprendente, nel quale i percorsi dei due protagonisti raggiungono un picco che dona allo spettatore sensazioni in grado di smuovere anche l'animo meno sensibile.