Bloodshot Reborn vol. 2: La Caccia, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Bloodshot Reborn, di Jeff Lemire, Butch Guice e David Baron
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Oggi l’uomo che ha deciso di chiamarsi Ray Garrison – un nome che rappresenta l’unico incerto ricordo rimastogli – è stato strappato dal suo ritiro forzato al Red River Motel e si è lanciato all’inseguimento di un killer che ha le stesse fattezze del suo alter ego e che sta lasciando una scia di morte dietro di sé.
Pur non abbandonando del tutto l'introspezione, la profondità che accompagnavano i primi capitoli di questa splendida serie lasciano qui spazio all’azione, a un action-thriller itinerante attraverso motel e campagne che pescano dall’immaginario scenografico della letteratura statunitense. Il comando è ben saldo nelle mani di Jeff Lemire, autore di grande spessore che sta portando avanti un processo di crescita del personaggio plasmando una figura che, abbandonate le ambientazioni militari o da spy story, sta cercando una sua dimensione in contesti del tutto inediti.
Il cambio di registro stilistico avviene anche sotto l’aspetto grafico, dove lo stile realistico e plastico di Mico Sauyan viene sostituito dal tratto minimale di Butch Guice. Il contrasto tra i due artisti è evidente, e lo stile di quest'ultimo - che male si sarebbe adattato al precedente corso del personaggio - viene qui esaltato da un’avventura on the road che strizza l’occhio al noir.