Leopardi e Ranieri: Veri Detective, la recensione

Abbiamo letto e recensito per voi Leopardi e Ranieri: Veri Detective, il nuovo, divertentissimo fumetto disegnato male di Davide La Rosa

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Noi vogliamo bene a Davide La Rosa. Ma ci piace pensare che questo sia una conseguenza e non una causa, che il nostro affetto nei suoi confronti dipenda dal fatto che lui è bravo a farci divertire, e che questo giudizio non sia, al contrario, informato del nostro affetto nei suoi confronti. Quindi, lettore di BadComics.it e di fumetti italiani disegnati male per talento, scelta stilistica e mancanza di alternative, non diffidare di questa nostra analisi di Leopardi e Ranieri: Veri Detective, primo albo che vede i due letterati investigatori protagonisti e secondo della galassia La Rosa Universe, dopo Ugo Foscolo: Indagatore dell'Incubo.

Il letterato del pessimismo cosmico, il poeta dell'Infinito, l'intellettuale gobbo e infelice non è solo un uomo di lettere, ma anche un brillante detective bambino. Il suo amico Ranieri, che parla pochissimo, quasi come un famoso homo sapiens neanderthalensis del fumetto italiano, lo accompagna nelle sue avventure, silente, ma non meno brillante.

I due si imbattono in un cadavere sospetto, si mettono a indagare e, ben presto, scopriranno un complotto intricatissimo che porta loschi figuri, quasi tutti scrittori, disposti a compiere qualunque bizzarro crimine pur di ottenere il loro obiettivo: distillare la gioia e la felicità e rendere l'umanità intera contenta. Poteva Giacomo Leopardi, convinto che la natura sia matrigna, che la sventura sia il destino ineluttabile dell'uomo, che la vita sia male per chiunque sia cosciente di sé, stare a guardare? Ovviamente no. Ed eccolo, sulle tracce di assassini dalla penna ispirata, per sventare la minaccia incombente.

Se non conoscete Davide La Rosa, il suo umorismo parodistico e tagliente applicato a disegni che sembrano scaturiti dalle costine bianche dei libri di testo dei tempi di scuola, vergati in fretta dal vostro compagno burlone che non sa disegnare, non è facile farvi capire di fronte a cosa vi trovate nella lettura delle sue storie. Se siete in cerca di talento compositivo, di matite ispirate e di bellezza formale del disegno, dovete fermarvi ad ammirare la copertina di Giuseppe Camuncoli, con La Rosa stesso come guest star. Il resto sono omini a bastoncino e un immaginario assolutamente folle in cui la bellezza dovete andarvela a cercare voi, nelle trovate fantasiose che l'autore ci regala, prendendosi in giro da solo per non saper disegnare.

Davide La Rosa si legge con piacere perché il suo stile di scrittura e il suo umorismo hanno saputo adattarsi a questa evidente idiosincrasia da matita, trasformare un difetto in un tratto di stile. La Rosa sa di non avere nessuna possibilità di essere preso sul serio dal lettore occasionale e dal fruitore medio di fumetto, il che gli dà due vantaggi: parlare a tutti gli altri, a un pubblico consapevolissimo, quasi quanto lui, che ha i mezzi per andargli incontro e abbracciare un prodotto senza apparenti velleità artistiche, e poter far passare qualunque messaggio, qualunque argomento, qualunque opinione tra le proprie pagine.

Insomma, se il tratto di La Rosa fosse quello della copertina bellissima di Camuncoli, sareste disposti ad accettare Leopardi come protagonista di un giallo assurdo, letterati cospiratori tra fantascienza e viaggio lisergico, pipponi sull'infinitesimalità della natura di fronte alla possibilità di pensare l'infinito stesso e sulle conseguenze nefaste che questa condizione impone all'uomo, finito, ma condannato a desiderare l'infinità? No, che non lo sareste. Chi vi parla è un insegnante di lettere e ha dovuto impegnarsi per uscire vivo dall'ultima frase. Figuratevi voi.

Ma La Rosa non sa disegnare, non ci prova nemmeno a comunicare serietà istituzionale, a entrare nei ranghi. Ecco perché vederlo manipolare il materiale letterario e la poetica di Leopardi per stravolgerli e renderli parte di una storia comica, che cita True Detective come i Paralipomeni della Batracomiomachia, Martin Mystère come Papà Gambalunga, è divertimento assicurato. Soprattutto, Davide ha un progetto di ampio respiro e mette in scena un crossover tra Ugo Foscolo e questo Leopardi e Ranieri. Siamo di fronte a una trama articolata, signori e siamo solo alla seconda, spassosissima puntata. Buona lettura a tutti.

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