30 anni di Dylan Dog: Intervista a Pasquale Ruju
30 anni di Dylan Dog! Oggi ospitiamo lo scrittore più prolifico della serie dopo Tiziano Sclavi: Pasquale Ruju!
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Ciao, Pasquale! Come hai conosciuto Dylan Dog, da lettore o autore?
Da lettore, in edicola, acquistando il numero 1, il giorno in cui uscì. Fui subito colpito dallo stile della narrazione e dal montaggio “cinematografico” delle vignette, oltre che dal segno iconico ed evocativo di Angelo Stano. All’epoca leggevo molto fumetto francese e argentino, oltre ai Bonelli e a grandi autori come Pratt, Crepax, il Manara dello Scimmiotto e di Giuseppe Bergman, l’inimitabile Paz. Nelle pagine di Dylan Dog trovai, come molti altri, una felice commistione fra il fumetto popolare e l’impronta autoriale di Sclavi. Ne fui sedotto e mai più abbandonato.Il tuo esordio risale al 1995, con una storia disegnata da Enea Riboldi pubblicata sulle pagine dell'antologico Dylan Dog Gigante 4: Il vicino di casa. Il debutto sulla serie regolare è invece arrivato con Il richiamo della foresta, racconto firmato con Luigi Piccatto. È Corretto? Come sei entrato a far parte del team creativo di Dylan Dog?
Come mi è già capitato di dire, mi presentai in redazione con alcuni cortometraggi, frutto della mia passione per il filmmaking e la cinematografia indipendente. Uno di questi corti era un piccolo horror da camera, che piacque a Mauro Marcheselli, allora editor della serie, e poi allo stesso Sclavi. Così mi fu offerta l’opportunità di scrivere una storia breve (Il vicino di casa) che ebbe un buon gradimento da parte dei lettori. E mi ritrovai nella squadra.[gallery columns="2" size="large" ids="135296,135295"]
Quando hai iniziato a scrivere per Dylan Dog sei entrato subito in confidenza con il personaggio, oppure hai trovato delle difficoltà?
A parte la mia prima storia, in cui per una sorta di pudore narrai le vicende del vicino di casa di Dylan Dog senza mai fare entrare in scena l’Old Boy, devo dire che mi trovai subito a mio agio. Conoscevo a menadito la serie, e Dylan è un character che si presta a essere “tirato per la giacchetta” in storie avventurose quanto intimiste, gotiche e horror quanto umoristiche, senza mai perdere la sua personalità, ovviamente se uno sceneggiatore vi si approccia con rispetto. Tex, per dirne una, è infinitamente più difficile da “centrare”.
Se dovessi definire con tre aggettivi Dylan Dog, quali useresti?
Per Dylan direi: complicato, fragile, forte.
Tu che lo conosci senz'altro molto bene, cosa Dylan Dog non farebbe mai?
Arrendersi.
Se Dylan Dog non fosse un fumetto, cosa sarebbe?
Oggi forse una serie televisiva HBO.
Sei l'autore che ha scritto più pagine per Dylan Dog dopo Sclavi: che effetto ti fa?
Ho cominciato quando avevo l’età di Dylan, poco più di trent’anni. Oggi potrei essere suo padre… A parte la consapevolezza del tempo che passa, l’effetto è comunque buono, un lungo, piacevole viaggio insieme.
Quale storia tua ricordi in modo speciale e perché?
La mia prima, di sicuro, Il vicino di casa, ma anche quelle sui vampiri (Polvere di Stelle, Notti di Caccia) e quella che forse è la mia storia più intima e sentimentale: L’eterna illusione. Storie in cui ho messo molto di me stesso.
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Quale storia non tua ricordi in modo speciale e perché?
Vampiri di Sclavi mi piacque molto, all’epoca. Un perfetto connubio tra la matrice Carpenteriana e la sensibilità di Tiz.
C'è un comprimario della serie a cui ti piacerebbe dare più spazio?
Mi piacerebbe veder tornare la bella Anna Never, prima o poi…
Se potessi ringraziare Dylan personalmente per ciò che rappresenta per te, cosa gli diresti?
Niente. Ci capiremmo con uno sguardo.
Vorresti chiudere con il tuo personale augurio al nostro Old Boy?
Gli auguro ancora un mucchio di guai da cui tirarsi fuori al pelo, come sempre, per la gioia dei lettori.
Prima di lasciarti andare vorremmo sapere quali sono i progetti che ti vedono attualmente coinvolto. In Bonelli sappiamo di una tua storia tripla per Tex, disegnata da Stefano Biglia, mentre per Edizioni Inkiostro si parla di una graphic novel fantascientifica. Puoi svelarci qualcosa a riguardo? C’è altro che bolle in pentola?
La GN per Inkiostro sarà una storia fantascientifica, sensuale e crudele, come è tradizione della casa editrice (e anche del sottoscritto). Oltre che da me, la sceneggiatura sarà firmata dalla bravissima Marta Carotenuto che i lettori hanno imparato a conoscere (e a “temere”) fra gli orrori di Paranoid Boyd, bella serie creata da Andrea Cavaletto.
Oltre a questo, ho in programma diverse storie di Tex (due fra le quali vedranno il ritorno di comprimari storici come Montales e villain altrettanto storici come il diabolico Proteus).
Uscendo per un attimo dal fronte fumetto, ho finito da poco un secondo romanzo, dopo Un caso come gli altri (Edizioni E/O, collana Sabot/Age) che è in finale al premio Scerbanenco e quest’anno mi ha dato parecchie soddisfazioni. Ma lo vedremo in libreria fra un annetto o giù di lì.
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SPECIALE 30 ANNI DI DYLAN DOG: