Zagor 615: Zenith 666, la recensione
Zagor 615: Zenith 666 è un albo che rimarrà nella storia della testata per diversi motivi... scopriteli insieme a noi
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Le novità, ovviamente, non finiscono qui: come ci era stato anticipato da Sergio Bonelli Editore a inizio anno, la cronologia della testata attuale coincide con il numero 666 di Zenith Gigante, l’originale collana che raccoglie dal numero 51 del 1965 le imprese di Zagor. Ecco spiegato il titolo del mensile, una cifra che è quella del demonio, come è detto nell'Apocalisse di Giovanni, e che spicca per esempio sulla targa del maggiolino di Dylan Dog...
Zenith 666 è a quindi rigorosamente a colori, come ogni volume celebrativo della casa editrice milanese, curati da Fabio Piccatto, figlio d'arte; arte dylaniata, quella di Luigi Piccatto, responsabile delle tavole. Il tratto particolare dell'artista piemontese è immediatamente riconoscibile e ci regala un protagonista molto elegante e suggestivo. I testi sono del collega e amico Luigi Mignacco (ben noto anche ai fan di Zagor), per una coppia di autori entrati negli annali di Craven Road 7.
Questo fumetto, che testimonia l'estro e l'originalità di Mignacco e Piccatto, è una piacevolissima e divertente esperienza per gli ammiratori delle due icone Bonelli, ma diventa una vera goduria per chi le ha conosciute a fondo entrambe.