Tex 673: Il segno di Yama, la recensione
Tex 673: Il segno di Yama, di Mauro Boselli e Fabio Civitelli, è un episodio cruciale della serie che vede il ritorno in continuity di Yama
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
L'ultima breve comparsa del figlio dell'acerrimo nemico di Aquila della Notte risaliva a Una trappola per Carson di Claudio Nizzi e Claudio Villa (Tex 502, agosto 2002). Lì sembrava aver perso ogni potere di Magia Nera trasmessogli dal padre Mefisto prima di morire, ridotto a girovagare per il West con la madre Myriam. Da quell'antefatto riparte la vicenda narrata in questo Tex 673, dove rincontriamo i due in Nebraska, nella località di Dunlap, destinata a diventare un città fantasma a causa di una tempesta che non assomiglia a un evento naturale. La prima parte della storia è dedicata proprio al tornado che si abbatte spazzando ogni cosa sul proprio cammino e che consegna all'ex villain un'impensabile superbia, oltre alle ritrovate facoltà sovrannaturali.
Uno stacco netto ci catapulta in New Mexico, ai confini del White Sands Desert, al fianco di Kit Willer e Tiger Jack, sulle tracce di quattro banditi. Hanno depredato una missione e ucciso due frati, ma sono solo alcuni membri della banda che ha compiuto il colpo e all'inseguimento della quale sono gli altri due pards: Tex e Carson. Il pericolo, come si suol dire, è il loro mestiere, ma dietro a esso si cela una minaccia molto più vasta e micidiale in cui non sono solo umane le forze in gioco, come avverte il funesto presagio che appare sulla splendida copertina di Claudio Villa.