L'Approdo, la recensione

Abbiamo recensito per voi L'Approdo, graphic novel di Shaun Tan pubblicata in Italia da Tunué

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Partire per creare un futuro migliore. Partire, pagando un dazio troppo elevato, lasciandosi dietro le proprie origini, i luoghi in cui si è cresciuti, gli affetti, gli amori. Partire, perché non c’è altra soluzione, perché la disperazione è ormai una presenza fissa e ingombrante. La speranza che possa esserci un giorno in cui riscattare questi giorni di fame e umiliazione ha fatto sì che milioni di persone decidessero di intraprendere viaggi verso quei luoghi esotici che ben presto si ricoprivano di un aura mistica, delle Eldorado in cui trovare la propria fortuna. L’iconografia degli inizi del secolo scorso è ricca di immagini di immigranti che, con una borsa sotto il braccio e il cuore straziato per un arrivederci dal sapore amaro, salutano la moglie, i figli e guardano fiduciosi l’orizzonte.

Di storie come questa si parla ne L’Approdo, opera intensa di Shaun Tan, artista australiano di origini asiatiche, che proprio con questa graphic novel si è imposto qualche anno fa all’attenzione del pubblico. Il successo di Tan parte da qui per giungere successivamente al premio Oscar, nel 2011, per il miglior cortometraggio: Oggetti Smarriti (tratto dal suo omonimo racconto del 2000). In Italia, dopo una prima pubblicazione nel 2012 di Elliot Edizioni, L’Approdo viene ora riproposto da Tunué nella collana Mirari.

Un uomo dai tratti asiatici saluta la moglie e la figlia e parte per un viaggio a bordo di una nave verso una terra di opportunità. Alle spalle si lascia una città impoverita, davanti ha un Paese al di là dell’Oceano. Una volta giunto a destinazione deve affrontare tante difficoltà, dalla lingua alla ricerca di un alloggio, dal lavoro alla convivenza pacifica e civile con gli altri abitanti della città. La sua avventura in questo mondo nuovo e sconosciuto trova l’aiuto e l’affetto degli autoctoni che gli consentono di superare i dolori del distacco.

La storia, suddivisa in sei capitoli, ha uno sviluppo lineare e sublima su carta l’evoluzione che ogni migrante subisce nel momento in cui intraprende un’esperienza simile, con il ritorno che rappresenta la chiusura di un cerchio, emblema di un senso di pace e serenità. Il grande merito di Shaun Tan sta nel riuscire a realizzare una storia universale capace di suscitare empatia e attirare l’attenzione anche senza l’utilizzo delle parole; L'Approdo racchiude al suo interno non la particolare vicenda di un individuo, ma quella di tutti coloro che intraprendono un viaggio alla ricerca della felicità.

Come tante istantanee in bianco e nero, scorriamo le vignette realizzate dall’artista australiano che non usa dialoghi ma preferisce affidarsi al grande impatto, visivo ed emotivo, che i suoi disegni contengono. Una linea sottile divide questo libro, un confine labile che prova a catalogare quest’opera come libro di illustrazioni o a elevarla a graphic novel; ma l’operazione, oltre a essere difficile, risulta a tratti inutile, vista la sublime poetica che Tan imprime nel suo lavoro.

Se la storia ha questo carattere universale, il tratto realistico di Tan conferisce la giusta impronta storica alla narrazione. Giunti in questa città senza nome, la città delle possibilità, iniziano ad affiorare elementi fantastici, linguaggi sconosciuti, animali e uccelli che rimandano alle cose primigenie, ma che hanno caratteristiche differenti, esotiche. Con questo espediente stilistico Tan traduce in immagini la stessa fascinazione che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita quando si è trovato al cospetto di scenari mai visti prima.

Non è una lettura immediata, L’approdo, bisogna prestare la stessa attenzione che riponiamo quando sfogliamo un vecchio album di fotografie. Ogni fotogramma va sezionato in ogni singola parte, ogni particolare inflessione del viso vagliata per creare un filo che leghi la nostra percezione a quella di chi ha vissuto quei momenti. Il segno diventa simbolo e acquisisce di volta in volta un significante diverso, lasciando che le immagini parlino al lettore e lo coinvolgano in un vortice di emozioni. Le tavole sono composte da tante piccole vignette - ben 12 per ogni pagina - con le stesse dimensioni che rappresentano il modulo con il quale Tan sviluppa il volume. Piccole note tecniche che non riescono a esprimere la grandezza con la quale l’autore riesce perfettamente a trasmettere il ventaglio di emozioni che accompagna il protagonista lungo queste pagine così dense.

L’Approdo è un capolavoro assoluto: un’esperienza unica che con grande sensibilità unisce le caratteristiche principali delle arti visive - dal disegno, al cinema, a quelle della narrativa - in un volume di grande pregio. Ritagliatevi del tempo dallo stress quotidiano delle vostre vite, fermate lo scorrere veloce della giornata e fate un salto indietro nel tempo, in un’epoca fatta di dolore e speranza, un’epoca alla quale guardare con nostalgia che racchiude spesso la storia delle nostre stesse famiglie.

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