L'Approdo, la recensione
Abbiamo recensito per voi L'Approdo, graphic novel di Shaun Tan pubblicata in Italia da Tunué
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Di storie come questa si parla ne L’Approdo, opera intensa di Shaun Tan, artista australiano di origini asiatiche, che proprio con questa graphic novel si è imposto qualche anno fa all’attenzione del pubblico. Il successo di Tan parte da qui per giungere successivamente al premio Oscar, nel 2011, per il miglior cortometraggio: Oggetti Smarriti (tratto dal suo omonimo racconto del 2000). In Italia, dopo una prima pubblicazione nel 2012 di Elliot Edizioni, L’Approdo viene ora riproposto da Tunué nella collana Mirari.
La storia, suddivisa in sei capitoli, ha uno sviluppo lineare e sublima su carta l’evoluzione che ogni migrante subisce nel momento in cui intraprende un’esperienza simile, con il ritorno che rappresenta la chiusura di un cerchio, emblema di un senso di pace e serenità. Il grande merito di Shaun Tan sta nel riuscire a realizzare una storia universale capace di suscitare empatia e attirare l’attenzione anche senza l’utilizzo delle parole; L'Approdo racchiude al suo interno non la particolare vicenda di un individuo, ma quella di tutti coloro che intraprendono un viaggio alla ricerca della felicità.
Se la storia ha questo carattere universale, il tratto realistico di Tan conferisce la giusta impronta storica alla narrazione. Giunti in questa città senza nome, la città delle possibilità, iniziano ad affiorare elementi fantastici, linguaggi sconosciuti, animali e uccelli che rimandano alle cose primigenie, ma che hanno caratteristiche differenti, esotiche. Con questo espediente stilistico Tan traduce in immagini la stessa fascinazione che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita quando si è trovato al cospetto di scenari mai visti prima.
Non è una lettura immediata, L’approdo, bisogna prestare la stessa attenzione che riponiamo quando sfogliamo un vecchio album di fotografie. Ogni fotogramma va sezionato in ogni singola parte, ogni particolare inflessione del viso vagliata per creare un filo che leghi la nostra percezione a quella di chi ha vissuto quei momenti. Il segno diventa simbolo e acquisisce di volta in volta un significante diverso, lasciando che le immagini parlino al lettore e lo coinvolgano in un vortice di emozioni. Le tavole sono composte da tante piccole vignette - ben 12 per ogni pagina - con le stesse dimensioni che rappresentano il modulo con il quale Tan sviluppa il volume. Piccole note tecniche che non riescono a esprimere la grandezza con la quale l’autore riesce perfettamente a trasmettere il ventaglio di emozioni che accompagna il protagonista lungo queste pagine così dense.
L’Approdo è un capolavoro assoluto: un’esperienza unica che con grande sensibilità unisce le caratteristiche principali delle arti visive - dal disegno, al cinema, a quelle della narrativa - in un volume di grande pregio. Ritagliatevi del tempo dallo stress quotidiano delle vostre vite, fermate lo scorrere veloce della giornata e fate un salto indietro nel tempo, in un’epoca fatta di dolore e speranza, un’epoca alla quale guardare con nostalgia che racchiude spesso la storia delle nostre stesse famiglie.