Verticalisti, powered by Verticalismi – Intervista a Federico Memola
Verticalisti, powered Verticalismi, ha intervistato Federico Memola, autore di Nathan Never, Zona X e Jonathan Steele
Ciao Federico! Grazie per essere con noi. Ormai sei nel panorama da un po’, e credo ti si possa definire “veterano”. Quanto e come sei cambiato dagli inizi della tua carriera in Bonelli e Fumo di China?
Parecchio, per fortuna! E ogni volta che mi ricapita sotto gli occhi qualcosa che ho scritto in passato non riesco a fare a meno di notarne soprattutto tutti i difetti! Ma sarebbe tragico il contrario: se chi fa questo mestiere non crescesse costantemente, significherebbe che ha sbagliato tutto.Sei stato il curatore di Zona X, che potremmo quasi definire un esperimento fondamentale per la Bonelli dei tempi, e che permise di mettere insieme un pool creativo e narrativo molto interessante. Pensi che oggi sarebbe nuovamente possibile una cosa del genere, con l’esperienza accumulata in questi anni? Hai mai pensato di riproporre la collana?
Ci ho anche provato, nel 2006 in Star Comics, con la collana annuale "Altrimondi", fermatasi purtroppo alla prima uscita. Non credo sia un problema di esperienza, temo proprio che la formula del contenitore sia ostica per i lettori di collane bonelliane o bonellidi. Il personaggio fisso ha sempre una marcia in più, per questi lettori. In compenso, chi seguiva Zona X ancora oggi la rimpiange (noi che ci lavoravamo compresi!). Perché è vero, è stato qualcosa di anomalo nel panorama fumettistico italiano e i suoi frutti sono ancora oggi visibili sul mercato: Dampyr e Storie di Altrove erano nati per Zona X. Autori come Rossano Rossi, Dante Spada, i fratelli Cestaro, Sergio Giardo, Sergio Ponchione, Gianni Sedioli, Roberto Zaghi e altri ancora hanno esordito su Zona X. La Stirpe di Elan e alcuni classici hanno inaugurato il fantasy in Bonelli. Non è stato un successo commerciale, ma un laboratorio prezioso per la casa editrice, in cui sperimentare (generi, formule, autori) contenendo i rischi. Ancora oggi ritengo che chiuderla sia stato un errore, nonostante i numeri non incoraggianti (per i tempi, perché attualmente sarebbero visti ben più positivamente!).Hai vissuto il passaggio dal cartaceo alla convivenza tra fumetto stampato e fumetto digitale. Adesso pubblichi su Verticalismi e fai largo uso dei social, ma ai tempi qual è la stata la tua prima reazione?
Io sono diffidente e timido per natura (anche se con gli anni mi sono parecchio rilassato!), quindi sono arrivato in ritardo sia su Internet che sui social network rispetto ad altri colleghi (e non è questione di età: basti pensare che un pioniere in questo campo è sempre stato Alfredo Castelli!). E ancora oggi, nonostante io vi abbia preso molta più confidenza, non sono un esperto nel campo. Ma, a dispetto del mio carattere, ho sempre pensato che sarebbe stato un errore anche solo sottovalutare le opportunità che questo nuovo mezzo di comunicazione offre. E così ho cominciato a sfruttarlo anch'io.
Agenzia Incantesimi è nato come spin-off di Jonathan Steele e sta riscuotendo un buon successo (come abbiamo visto anche dalla campagna di crowdfunding su indiegogo per l’episodio “La Regina dei Ghiacci” disegnato da Elisa di Virgilio). Da dove è nata la scelta di proseguirlo in formato digitale?
La verità è che mi sono sempre divertito molto a scrivere Agenzia Incantesimi e quindi ho deciso di riproporla per poi mandarla avanti, nei limiti delle mie possibilità, e in maniera totalmente gratuita. Ho scelto il digitale per due ragioni: la prima -non ho problemi ad ammetterlo- è stata la difficoltà di trovare un editore interessato. La serie è troppo "anarchica" per poter essere gestita tradizionalmente: la gran varietà di autori che la illustrano viene considerata ostica per la gestione e al contempo priva la serie di un'identità grafica definita, il che pare creare difficoltà o, quanto meno, perplessità anche nei lettori. Ma contestualmente, proprio perché voglio continuare a divertirmi a scriverla, mi rifiuto di farmi porre limiti o vincoli di qualunque genere. Agenzia Incantesimi è un contenitore che può ospitare qualunque storia mi passi per la testa: divertente, drammatica, demenziale, fantastica, intimista, erotica, horror, fantasy, lunga, breve, disegnata in stile realistico, comico, manga, underground... Insomma, dispongo di una totale e sfrenata libertà creativa. E per portarla avanti in questo modo (senza disporre dei soldi necessari per stamparla!) la rete è attualmente il mezzo più adeguato.
Il ricorso al crowdfunding è nato dalla volontà di fornire un compenso a chi gentilmente si stava prestando gratuitamente a illustrare le storie nonostante il progetto, per sua natura, non generi introiti di alcun genere. Avrei voluto farlo prima, ma confesso che ho preferito attendere di costituire una minima rete di contatti per la promozione (che è fondamentale!). Io non sono molto bravo a "vendermi" (o a promuovere le mie produzioni, per dirla più elegantemente!), nonostante ciò, la prima campagna, quella che hai citato, è andata molto bene, più di quanto avessi immaginato, tant'è che la storia in questione sarà più lunga del previsto e a colori.
Il capitolo Jonathan Steele si è riaperto con i tre volumi per Kappalab. Possiamo aspettarci qualche altra sorpresa in futuro?
Con Jonathan non si sa mai! In passato entrambe le sue due resurrezioni editoriali non sono state inseguite da me, ma si sono verificate quasi a sorpresa. Al momento sto scrivendo il terzo volume della trilogia sui colori. Dopo non so nemmeno io che cosa accadrà. Ne stiamo discutendo, Joachim e io, ma non abbiamo ancora preso decisioni. Anche perché il finale del terzo volume sarà... Beh, decisamente particolare! Vedremo, il bello del futuro è proprio che non sai che cosa ti riserva!
Hai lavorato, nel corso del tempo, per diverse case editrici (Bonelli, 001 Edizioni, Star Comics...) Quale idea ti sei fatto della situazione editoriale italiana, soprattutto dopo l’avvento del digitale?
Domanda delicata, si potrebbe scrivere un saggio solo su questo argomento! Diciamo subito che, proprio grazie al digitale, tante cose stanno cambiando. Molti autori hanno oggi la possibilità di "pubblicare" i propri fumetti senza doversi piegare alle leggi del mercato, rimettendosi solo al giudizio del pubblico. E i più bravi riescono a emergere, a trovare poi sbocchi professionali o, grazie al successo riscosso in rete, addirittura a piazzare presso qualche editore le proprie creazioni. E mi fa piacere vedere molte ragazze, fra di loro, un numero sempre crescente di bravissime autrici. A parte l'eclatante caso di Mirka Andolfo, mi vengono in mente Giulia Adragna, Liliana Recchione, Tiziana De Piero, Alessia Vivenzio o (per passare anche agli uomini) Manu Tonini, Bigio, Lorenzo Miglianesi... L'elenco potrebbe continuare per un bel po', perché sono davvero tanti gli autori che si stanno facendo strada grazie alla rete e al digitale. Il risultato è una vivacità di proposte che invece manca un po' nell'editoria tradizionale.
Quanto al mercato tradizionale, la crisi lo sta colpendo duramente, ma anche alcune case editrici ci stanno mettendo del loro per affossarlo, con scelte discutibili o il timore di osare e di investire. I grandi gruppi editoriali, che ormai da anni hanno scoperto il fumetto come fonte di interessanti guadagni, si limitano però a ristampe su ristampe (che hanno un costo decisamente minore), con il risultato che ci sono fumetti che vengono ristampati tre, quattro, cinque volte... Si mira a sfruttare sempre lo stesso pubblico con gli stessi personaggi, invece di proporre novità e cercare un nuovo pubblico. Il che porta soldi nell'immediato, ma non crea prospettive per il futuro. L'idea che mi stanno dando queste operazioni è quella del classico limone da spremere finché non si sarà ottenuta l'ultima goccia per poi buttarlo e passare al prossimo.
Riesci sempre a mescolare con arguzia azione, fantasy, fantascienza ed erotismo, mantenendo sempre una narrazione lineare e adatta a vari tipi di pubblico e disegno (penso appunto a Deficients & Dragons, per cui hai scritto Il Siero della Draghitudine, o proprio ad Agenzia Incantesimi). Come ci riesci?
Beh, per prima cosa ti ringrazio. Non c'è un metodo, è semplicemente una questione di sensibilità personale. Io scrivo sempre quello che mi piace. Non sono un professionista, sotto questo punto di vista, perché se non "sento" un fumetto o un personaggio, mi blocco senza speranza. Perciò, a parte le mie creazioni, riesco ad adattarmi a quelle serie che prima ancora seguo come lettore, indipendentemente dal genere. La storia di Deficients & Dragons è nata così: la seguivo su Internet e a una Lucca di qualche anno fa sono andato allo stand per prendere gli albi e congratularmi con l'autore, Manu Tonini. Abbiamo fatto amicizia, ci siamo tenuti in contatto e lo scorso anno, quando mi ha proposto di scrivere una storia per lui, ho accettato volentieri. E' stata un'esperienza piacevole, tant'è che abbiamo deciso di mettere in piedi un nuovo progetto.
Fantasy, avventura e fantascienza sono i tuoi “cavalli di battaglia”. Hai invece qualche genere “tallone d’Achille” con cui vorresti confrontarti?
E' difficile identificare un genere, dipende più che altro dalle storie... Ma se non sono molto portato per un determinato genere è perché non lo "sento", quindi non ho nemmeno il desiderio di confrontarmici. Come esempio eclatante potrei citare il classico "slasher", che proprio non mi piace. Oppure storie con personaggi negativi: io non pretendo l'eroe a tutto tondo, ma non riesco ad appassionarmi alle gesta di personaggi crudeli o comunque decisamente negativi, quindi non sarei nemmeno in grado (e interessato) a scrivere delle storie incentrate su di loro. Sarà perché credo che la narrativa, anche quando è di puro intrattenimento, debba comunque trasmettere dei messaggi, un qualche senso morale.
Però c'è un genere in cui non ho mai avuto occasione di cimentarmi ed è il western. Non lo considero un "tallone d'Achille", perché sono cresciuto con i film di John Wayne, James Stewart, Gary Cooper, John Ford, Howard Hawks, John Sturges... Il western, soprattutto quello classico, lo conosco bene e la soddisfazione di scrivere una storia western, prima o poi, vorrei togliermela!