Darkenblot vol. 2, la recensione
Topolino torna a Robopolis durante la campagna elettorale per il nuovo sindaco e deve affrontare un Darkenblot più potente che mai...
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Gli eventi della precedente avventura ad Avangard City hanno avuto conseguenze, a partire dal nome della città, ora divenuta Robopolis proprio per celebrare l'importanza delle intelligenze artificiali nello sviluppo della metropoli. Lo scontro tra Topolino e Macchia Nera non è passato inosservato e l'eroe è ora diventato il protagonista di un blockbuster cinematografico, per cui ora tutti conoscono le sue imprese... ma confondono il personaggio con la battuta a effetto sempre pronta del film con la versione reale, più schiva e quasi in imbarazzo per questa popolarità.
Topolino non torna però a Robopolis per promuovere il suo alter ego cinematografico, ma è stato convocato per aiutare a risolvere un mistero che sembra riguardare la campagna elettorale per l'imminente votazione per il nuovo sindaco; il candidato Mister Me (nome che consente numerosi giochi di parole) si presenta come un benefattore in grado di risolvere la crisi energetica della città, grazie a una tecnologia in grado di sfruttare la potenza del cosmo, ma i suoi metodi sono dubbi.
La seconda storia di Darkenblot non può contare più sull'effetto novità che si respirava nella prima avventura ad Avengard City, per cui il sense of wonder è leggermente inferiore, ma l'intrigo è più interessante e ci sono svariati nuovi elementi. Uno dei motivi principali di questa miglioria è nella struttura a quattro episodi, una lunghezza superiore che consente a Casty di organizzare la vicenda e prendersi lo spazio necessario per sviluppare sottotrame e preparare con calma il climax dello scontro finale. Per contenere l'intero ciclo, l'albo supera anche la foliazione standard della testata, così da poter includere tutti e quattro gli episodi, più alcune pagine di storyboard che permettono di confrontare la bozza dello sceneggiatore col prodotto finito.
L'unica pecca che si può riscontrare nella storia sono un paio di elementi leggermente fuori luogo, scene inserite per ricercare una gag in modo gratuito che potesse alleggerire i toni del racconto, quando invece il resto della vicenda appare come un prodotto più maturo che si allontana da un certo tipo di umorismo infantile, pur regalando diversi momenti di puro divertimento.