Somnia: Il gioco del serpente 1, la recensione

Dopo l'ottima accoglienza di Somnia: Artefici Di Sogni, Liza E. Anzen e Federica Di Meo tornano con il sequel Somnia: Il gioco del serpente

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dopo l'ottima accoglienza di pubblico e critica della prima mini, Somnia: Artefici Di Sogni, candidata al Gran Guinigi 2014, Elena Zanzi, in arte Liza E. Anzen e Federica Di Meo tornano con il sequel ancora di quattro numeri, Somnia: Il gioco del serpente. Come era stato annunciato alla scorsa Lucca, siamo di fronte a toni più dark, dovuti all'introduzione del lato oscuro, la sfera dei sogni proibiti. Aver letto la prima serie aiuta e favorisce un pieno godimento del volume ma non è necessario ai fini della comprensione della trama, complementare alla precedente ma indipendente da essa. Ricompaiono figure come Mathias Reinhart, il capo della Corporazione dei Creatori e la sua custode, la piccola Eve. Vengono inoltre introdotte le loro controparti, quelle della congrega dei Creatori Neri. Vecchie conoscenze come Ethan Soiffer e Jacques Saurel, assumono un nuovo ruolo, cruciale nella vicenda che vede protagonisti l'incantevole Anais Sterne e il perverso Blake Roth. Sono i campioni e i rappresentati dei due opposti schieramenti che devono mettere da parte la micidiale rivalità e operare insieme per impedire la catastrofe.

Cosi come apprendiamo che non esistono solo somnia positivi, ma anche identici artefatti negativi, creati per soddisfare voglie impure, veniamo a sapere di un tremendo incidente, ciò in cui consiste il fulcro della seconda stagione della saga. È un desiderio che non avrebbe mai dovuto essere espresso e che mai dovrà essere esaudito, una chimera racchiusa in una crisalide, in uno scrigno che andato in frantumi. Ora è libera e il futuro stesso della magia è in pericolo. Ad Anais e Blake tocca il compito di ritrovarla e recuperarla, dando inizio al misterioso Gioco del Serpente, che come il rettile che gli da il nome, sembra nascondere grossi pericoli e velenose tentazioni.

La storia prendere forma e si sviluppa come una ricerca tipicamente fantasy dove l'ambientazione si sposta dalla luce della Corporazione dei Creatori di Somnia: Artefici Di Sogni, al buio del regno dei Creatori Neri. La Anzen ha edificato un coerente e solido mondo fantastico, un soggetto divertente e intrigante, risolto da un'eccellente sceneggiatura che si misura con grande dignità con il fumetto giapponese di cui vuole esserne un'emulazione nella forma e nei contenuti. Stesso risultato ottiene la prestazione grafica della Di Meo, dal tratto elegante, con un suo carattere marcato. Sarebbe difficile, senza saperlo in anticipo, accorgersi di un prodotto tutto nostrano, un'incredibile scommessa Panini Comics, targata Planet Manga.

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