Zootropolis: come mai la scena del bradipo fa così ridere?
Vi siete mai chiesti come mai la scena del bradipo di Zootropolis fa così ridere? Dietro c'è una grande abilità. cinematografica dei registi
Vi siete mai chiesti come mai la scena del bradipo di Zootropolis fa così ridere? La risposta più ovvia dovrebbe essere “perchè sì”. È un momento oggettivamente molto divertente e inaspettato all’interno di un film che riesce a raggiungere picchi estremi sia in alto che in basso. Byron Howard e Rich Moore hanno diretto un film che viaggia come un rollercoaster: va su e va giù, è divertente, ma sa anche agghiacciare, è infantile (nel senso buono della parola), eppure affronta temi incredibilmente scomodi, come il ruolo della polizia nella società o le discriminazioni sistemiche. Ha degli animaletti carini come protagonisti, ma questi, a volte, sono efferati criminali e compiono azioni che nel mondo reale costano anni di galera. Quindi sì, il momento del bradipo alla motorizzazione fa ridere perché è brillante, motivato e guadagnato dalla sceneggiatura. C'è altro? Sì
Zootropolis è fatto di contrasti
La lettura dell’umorismo parte sempre da quello che si vede. La scena è articolata su una serie di contrasti. Il grande contro il piccolo è quello che balza per primo all’occhio. Tutto, nell’ufficio della motorizzazione, è enorme. I clienti in coda sono molto più grandi di Judy e Nick. Quando i due parcheggiano l’auto, nella prima inquadratura, che serve a segnalare l’ambiente in cui avverrà l’azione, il contrasto comico è già in atto.
Il sound design amplifica i rumori d’ambiente. C’è un silenzio assordante di paziente attesa. I rumori della carta strappata con estrema lentezza, l’inchiostro che si appiccica sul timbro, il click regolare della tastiera… sono elementi interni al racconto veicolati come oggetto comico.
Lo sapevate? Priscilla, è doppiata da Kristen Bell. L’attrice ha prestato la voce anche ad Anna in Forzen, personaggio che invece parla estremamente veloce. Un altro contrasto.
Character design
Anche le forme e i colori sono in funzione dell’effetto comico: i bradipi, più grigi e tondeggianti, suggeriscono una bonaria calma. Sono senza spigoli, innocui, rilassanti sin dal disegno.
Judy e Nick sono invece caratterizzati da linee più spezzate e dinamiche, i colori più accesi comunicano un senso di frizzante dinamicità.
Ma chi è fuori posto in questa scena? Ovviamente i protagonisti. Fosse stato il contrario, quindi Flash il bradipo (altro contrasto comico nel nome) che si trova lento nella dinamica centrale di polizia, la scena avrebbe perso forza.
Il volto di Flash è limitato nelle espressioni per gran parte del tempo. Gli occhi a mezzaluna rovesciata indicano convenzionalmente la stanchezza, in questo caso la lentezza di reazione. La bocca è piccola e le spalle e il corpo sono curve sul computer. Questa posizione di partenza serve ai narratori per fare esplodere la fisionomia del personaggio nel momento della barzelletta. Gli occhi si aprono, la bocca si spalanca, la testa si alza dal computer.
In questo passaggio dal piccolo e il grande c’è tutta la potenza comica cartoonesca. Il personaggio è stato ridisegnato in una fase di sviluppo avanzata proprio per potere comunicare più espressioni. Una curiosità: il look di Flash è ispirato al taglio di capelli del regista Byron Howard, mentre quello di Priscilla alla supervisore dei personaggi Michelle Robinson.
Non conta cosa, ma a che punto.
Per la riuscita di una battuta conta molto anche il contesto in cui è posta la scena. Fosse stata sul finale, nel mezzo del climax emotivo avrebbe ovviamente smontato gran parte della costruzione della tensione del film. La sequenza è posta invece in un momento interlocutorio per lo spettatore, che è più disposto ad accogliere la comicità. Zootropolis inizia a correre, la trama si infittisce. Improvvisamente la narrazione si blocca creando una lunga parentesi non strettamente necessaria alla storia. La gag però, invece che essere una semplice aggiunta, crea un piccolo cliffhanger: a chi apparterrà la targa? Potremmo scoprirlo subito, ma il film allunga, dilata e gioca con i tempi. Chi guarda è, chiaramente, in una posizione equilibrata tra Judy (che vuole nervosamente arrivare alla fine) e Nick, che si gode la scena divertito.
Più livelli di lettura di Zootropolis
Un bambino vede un bradipo impiegato.
Gli adulti una metafora dei tempi biblici degli uffici pubblici, delle difficoltà e delle inefficienze burocratiche.
Non è una novità per i film di animazione quella di giocare su più livelli di lettura. Questo divertente siparietto riesce però a collocarsi in perfetto equilibrio tra i due pubblici. Adulti e bambini ridono allo stesso modo e con la stessa intensità, ma per due motivi completamente diversi.
Persino la barzelletta al centro della scena è solo un espediente, uno strumento narrativo per innescare una seconda gag. Viene mantenuta la regola del 3: la gag si può dividere in tre momenti tutti di intensità crescente.
1) I personaggi entrano nella motorizzazione e scoprono la lentezza con cui gli impiegati stanno lavorando.
2) Nick propone la barzelletta, rallentando ulteriormente il ritmo.
3) Quando la scena sembra destinata a proseguire ecco la punch line: Flash si gira e racconta a Priscilla la storiella umoristica appena ascoltata.
La scena dei bradipi in Zootropolis è la prova che non può esserci una risata memorabile senza la maestria di artigiani che la confezionano al meglio. Ancora una volta si ribadisce che il cinema non è solo il cosa, ma è anche il come lo si vede. Ed è proprio la naturalezza con cui viene espressa la gag che colpisce. Non si vede alcune costruzione, di primo acchito è impossibile notare le strategie, i trucchi e gli strumenti messi in atto per costruire la risata. È questo un cinema popolare e immediato, che richiede invece una grande preparazione tecnica e mesi di rifiniture. Dietro a un sorriso può nascondersi un mondo.
Cosa ne pensate della scena dei bradipi in Zootropolis? Fatecelo sapere nei commenti.