Zack Snyder’s Justice League fa venire nostalgia del cinema, ma potrebbe essere il primo segno di un cambiamento
Zack Snyder's Justice League ha uno strano rapporto con il cinema. È un film fatto, finito per la sala, ma impossibile da proiettare
Magari si avvicineranno allo status quo, ma non si potrà ignorare il cambiamento avvenuto in questi mesi. Le piattaforme streaming sono entrate nelle abitudini di consumo audiovisivo. Ma non hanno solo mutato le abitudini, hanno anche aperto a nuove forme della fruizione delle storie.
Zack Snyder’s Justice League ricorda quello che era il cinema in sala
Perché Zack Snyder (piaccia o meno, lo ripetiamo) è un regista da grande schermo. Il discusso formato 4:3, è pensato per adattarsi alle maestose proporzioni degli schermi IMAX. Serve per riempire gli occhi, per una visione immersiva che non lasci spazio ad altro che alle immagini in movimento. Un rapporto d’aspetto pensato per ingrandire, che in televisione (o peggio, su un device portatile) rimpicciolisce. Non ci sarebbero state le bande nere a lato, in una sala.
Abbiamo visto numerosi video del pubblico che esulta durante la celebre sequenza degli “Avengers, uniti” di Endgame, ed è possibile che anche questa versione della Justice League avrebbe esaltato i fan DC allo stesso modo. Il batticuore all’unisono nel buio della sala, l’energia che attraversa il pubblico: questo è il cinema. Il resto sono “solo” film.
Zack Snyder’s Justice League ha il sapore di un’esperienza che non abbiamo potuto vivere, ma al contempo la supera, la contraddice, e diventa un problema.
Che cos'è questo film?
Perché la Snyder Cut non è certo un film da home video, ma non è nemmeno un film da sala. La sua durata fiume di 4 ore rende impossibile la proiezione al cinema. Come noto, non è solo una questione di fatica (serve cibo, acqua, e almeno una pausa per il bagno), ma anche di profittabilità. Più è lungo il film, meno proiezioni si possono fare in giornata (con trailer, pubblicità e intervallo immaginiamo che la durata totale dell’impegno della sala arrivi a quasi 5 ore).
Zack Snyder’s Justice League è quindi perfetto per le piattaforme streaming. La sua struttura in capitoli, che ricorda molto quella delle serie tv (per un periodo si è pensato di presentarlo in questa veste) è un’indicazione per lo spettatore su come bilanciare la visione.
Il film però dimostra anche un’altra cosa: che al pubblico si può chiedere una visione di quattro ore.
Noterete, man mano che procediamo con il ragionamento, una serie di apparenti contraddizioni. Eppure la Snyder Cut è così: in bilico tra un mondo e un’altro. Se quindi in sala non è pensabile passare una storia così lunga, è altrettanto vero che non va sottostimata la resistenza del pubblico. Le serie tv hanno cambiato il nostro rapporto con il tempo. Gli episodi durano sempre molto meno di un film, ma siamo disposti a vederceli in binge watching per un tempo molto maggiore di quello di un lungometraggio. Sarà da capire se questa evoluzione delle abitudini può essere un vantaggio o meno.
Come cambierà il cinema?
In fondo, Zack Snyder’s Justice League, ma anche Avengers: Endgame e gran parte dei film in testa alle classifiche del box office sembrano far presagire un mutamento del cinema in sala in senso “premium”. O, per lo meno, così era prima della pandemia.
Non è una cosa nuova: nella fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 il cinema era così. Film fiume come Ben-Hur, Cleopatra, Lawrence d’Arabia avevano durate imponenti che rendevano la permanenza in sala un qualcosa di molto simile al teatro. Le sale di prima visione erano luoghi eleganti, architettonicamente affascinanti; luoghi rispettabili per gente perbene (e acculturata).
E se fosse questa la grande linea di distinzione rispetto alla fruizione da casa? In fondo una stanza buia e uno schermo gigante sono l’unica garanzia per trascorrere le ore concentrati e immersi, senza (si spera) cellulare che squilla o il citofono che suona.
Il nuovo rapporto con la produzione
Quando i fan hanno chiesto la Snyder Cut in pochi pensavano che sarebbe stato veramente possibile vederla. Eppure eccola qui. Un caso esemplare, che varca una soglia da cui non è semplice ritornare. Abbiamo ampiamente parlato di come la Warner Bros, nella persona di Ann Sarnoff, abbia prontamente placato l’entusiasmo chiudendo ogni speranza per il futuro dello Snyderverse.
Per approfondire: La campagna #RestoreTheSnyderVerse supera il milione di tweet, Snyder: Non possono ignorarlo
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Non è una cosa semplice però, che non può limitarsi a un “no, non lo facciamo” senza creare scontento. Il pubblico ha capito che le pressioni sugli studios possono provocare una reazione (si era già ben intuito con Star Wars: gli ultimi Jedi). La storica distanza tra chi fa i film e chi li guarda si è inevitabilmente accorciata. Allora il cinema, che è un’arte collettiva (basta vedere quanto sono lunghi i titoli di coda), diventa ancora di più un processo collaborativo con il pubblico.
Zack Snyder’s Justice League in un certo senso ha dato al pubblico ciò che voleva, ma l’ha anche responsabilizzato. Oggi è chiaro più che mai (anche agli spettatori non fidelizzai) quanto i piani dei franchise dipendano dai biglietti staccati. Andare al cinema, vedere un film, diventa quasi un atto politico. Si veda l’arrivo di Zack Snyder’s Justice League – Justice is Gray, promossa come versione alternativa della versione alternativa, ma solo per veri appassionati. Così come i gruppi di fan organizzati per vedere il film a ripetizione e mandare così un segnale chiaro alla casa di produzione.
Tutto questo potrebbe essere un fuoco fatuo. Un’onda di passaggio che si calmerà senza eccessive conseguenze. O potrebbe essere anche la prima dimostrazione di un cinema che è cambiato. Lo è nel modo in cui vede se stesso e lo è nel linguaggio con cui comunica con il proprio pubblico.