Zack Snyder, Watchmen e i paragoni assurdi

Come vi abbiamo rivelato ieri, presentando al Comic-con Watchmen, il regista Zack Snyder ha parlato delle discussioni sulla durata. Ecco perché le sue parole, invece di rassicurarmi, mi preoccupano molto...

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Rubrica a cura di ColinMcKenzie

Ieri vi abbiamo parlato delle dichiarazioni di Zack Snyder sui suoi 'problemi' con la Warner in merito alla durata e al tono di Watchmen. Da appassionato di Watchmen, che ha atteso vent'anni per vederlo sul grande schermo, sono francamente preoccupato, come già avevo espresso qui. Intanto, Snyder ha incominciato con un paragone assurdo, sostenendo che "se Il cavaliere oscuro dura due ore e mezzo, allora Watchmen può avere quindici minuti in più". Il fatto è che, molto banalmente, mentre Batman è un personaggio conosciutissimo da tutti e sul quale si poteva rischiare una durata maggiore del consueto, Watchmen è una storia popolare tra gli appassionati di fumetti, ma che dice poco o nulla ai non iniziati. Se questa è la visione del progetto fatta dal suo regista, inizio a preoccuparmi e magari a far mio il consiglio che ho letto tra i commenti di Hollywood Elsewhere: "Easy way to solve this problem: not every scene needs to be in super-slow-motion".

In effetti, Snyder ritiene che l'unico modo per rendere giustizia a Watchmensia di ambientarlo negli anni ottanta e con una lunghezza di tre ore. Beh, sono idee molto discutibili. Chi non ha letto il fumetto, potrebbe pensare che una durata vicino alle tre ore permetta di vedere un film che riesca a cogliere la profondità del fumetto e a non snaturarlo. La realtà è che non ne basterebbero otto per mettere dentro tutta la marea di cose presenti, senza contare gli infiniti riferimenti disseminati nell'opera. Insomma, la durata è un falso problema se Snyder per adattare l'opera non fa quanto suggerì David Cronenberg a proposito de Il pasto nudo: "per essere fedeli ad un libro bisogna tradirlo".

Non sembri una banale provocazione intellettualoide, perché il processo di portare sul grande schermo un'opera di un altro mezzo di espressione non richiede certo un copia ed incolla di situazioni (che molti fan vedono come un segno di rispetto e non l'anticamera del disastro), ma una nuova opera che, con mezzi e magari contenuti diversi, riesca ad esprimere le idee e la forza del materiale originale. Ecco che la scelta di mantenere l'ambientazione negli anni ottanta, spacciata come omaggio fedele, è invece, secondo me, quanto di più sbagliato ed infedele ci possa essere. Quando Alan Moore scriveva Watchmen, ci si trovava in piena guerra fredda, con il ricordo del Watergate e del Vietnam ancora molto vivido. Ora, il problema è che per gli under 30 di oggi tutto questo non significa nulla e, comunque, è evidente che mentre all'uscita del fumetto tutto questo era attualissimo (e incuteva grande paura), ora è preistoria quasi dimenticata (siete timorosi di una guerra atomica tra Usa e Unione Sovietica? No, vero? Anche considerando che quest'ultima non esiste più...). Sarebbe stato molto più fedele (nello spirito) trovare un equivalente moderno alla situazione di crisi mondiale, come sembrava volesse fare Paul Greengrass (che, non a caso, adesso si trova impegnato in un film sull'Iraq).

E poi, parliamoci chiaro. Nel fumetto, non siamo tanto di fronte soltanto ad una storia supereroistica, quando ad un noir in stile anni quaranta. Se già questo non è proprio il massimo per il pubblico, mettiamoci anche un finale che, senza spoilerare, mette in discussione tutti i concetti di bene e male come nessun fumetto (e soprattutto nessun film supereroistico) ha mai fatto. Peraltro il trailer, che magari attirerà l'attenzione degli adolescenti, è perfetto per NON far capire nulla della storia a chi non ha letto l'opera originale. Magari verrà spiegato nei trailer successivi o magari l'intenzione era proprio questa. Certo, si dirà che al Comic-con la presentazione è andata molto bene, ma questo mi sembra uno di quei casi in cui Internet può dare false aspettative. Vi ricordate come erano attesi su Internet Snakes on a Plane e Grindhouse? Ecco, appunto. Che ci siano tanti appassionati del fumetto è indubbio. Ma da soli non sono sufficienti a ripagare un budget di (almeno) 150 milioni di dollari...

Insomma, sapete chi mi ricorda Zack Snyder quando parla? Mark Steven Johnson mentre era impegnato nelle riprese di Daredevil. Fan scalmanato del materiale, prometteva grande rispetto della fonte originale. Peccato che il film fosse una pacchianata allucinante. Della serie: non desiderate troppo una cosa, potrebbe avverarsi...

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