Xenoblade Chronicles: Definitive Edition, un’analisi senza spoiler di Future Connected | Speciale

Future Connected avrebbe potuto essere l’epilogo perfetto di Xenoblade Chronicles, ma dal punto di vista narrativo palesa un'inaspettata regressione

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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L’analisi di Future Connected che segue non contiene alcuno spoiler, ma fa diretti riferimenti alla main quest dell’avventura classica di Xenoblade Chronicles, commentandone alcuni risvolti della conclusione. Per questo, se ne sconsiglia la lettura a chi non avesse ancora completato il gioco originale.

 

Sulla bellezza intramontabile di Xenoblade Chronicles, nuovamente riconfermata grazie alla Definitive Edition pubblicata su Nintendo Switch, ci siamo già espressi pochi giorni addietro. La creatura di Monolith Soft sembra invecchiata solo di qualche giorno, nonostante la release originaria su Wii sia in realtà avvenuta ben dieci anni fa.

Forte di un totale restyling grafico, di qualche piccola modifica al gameplay e di un’interfaccia rinnovata, la riedizione per la console ibrida della Grande N ha riconfermato la bontà di un RPG tutt’ora attualissimo e dalle tematiche tutt’altro che scontate.

Come ulteriore incentivo all’acquisto del gioco, Nintendo ha ben pensato di arricchire la Definitive Edition di Xenoblade Chronicles con un’avventura nuova di zecca, Future Connected, per l’appunto, ambientata un anno dopo la sconfitta di Zanza e la distruzione di Bionis.

L’occasione era ghiottissima per mostrare il nuovo ordine del mondo dopo il deicidio perpetrato da Shulk e soci, un’espediente fondamentalmente irripetibile per dare la giusta conclusione ad alcune linee narrative chiuse fin troppo bruscamente o, peggio, abbandonate anzitempo per fare spazio al tema centrale dell’avventura. Come se non bastasse, la possibilità di esplorare una zona inedita del colosso che fu dimora della Colonia 6 e 9, la spalla per l’esattezza, fece correre ulteriormente la fantasia dei fan di lungo corso, convinti di trovare proprio in questa location le risposte alle domande lasciate in sospeso.

Purtroppo, da questo punto di vista, Future Connected è una sonora delusione, un tentativo andato così a vuoto, da rendere palese che le ambizioni e le intenzioni del team di sviluppo fossero tutt’altre, protese, semmai, a fornirci un’ulteriore scusa per vestire i panni di Shulk, senza per questo mostrarci realmente la sua vita, il suo destino finalmente libero da qualsiasi vincolo.

Concentrato sulle sorti degli Haientia e della fluttuante Alcamoth, l’improbabile quartetto che si forma sin dall’inizio, che oltre all’eroe già citato comprende due figli di Riki e Melia, viaggerà in direzione della spalla di Bionis, scoprendo in fretta che i sopravvissuti alla distruzione del titano sono tenuti in scacco da una misteriosa entità aggressiva.

Poco male se non si avrà nuovamente a che fare con il party controllato nella main quest, difficile accettare che Shulk e Melia sembrino aver dimenticato buona parte degli avvenimenti che li ha infine portati a sconfiggere un dio. Nonostante non manchino striminziti flash-back e alcune riapparizioni di volti già noti, la sostanziale distruzione del vecchio mondo sembra aver sconvolto solo superficialmente gli abitanti della spalla di Bionis.

Ciò che è peggio, la caratterizzazione di Shulk è senza mezzi termini regredita, costretta ad un’insipida bidimensionalità tale da renderlo la spalla di Melia, vera protagonista della vicenda, anch’essa turbata ma fino ad un certo punto di trarre in salvo i superstiti del suo popolo.

Future Connected è narrativamente fuori fuoco, talmente concentrato nello sviluppo della trama, da dimenticare il contesto, il background, persino ciò che hanno reso tanto celebri i personaggi amati nell’originale Xenoblade Chronicles.

Preso di per sé, racconta certamente una storia interessante, che piazza un paio di colpi di scena intriganti, ma che in certi casi cede persino il fianco ad un moralismo spiccio e patetico. Nene e Oka, i figli di Riki, data la giovane età permettono a Shulk e a Melia di esibirsi in paternali esplicite, poco accattivanti, in certi casi persino morbose, parentesi in totale antitesi rispetto alla progressiva ed sottintesa maturazione del party originale.

Anche in termini di gameplay, questo nuovo epilogo si limita ad un compitino ben svolto, privo di guizzi. L’attacco combinato è stato rimpiazzato da una tecnica che coinvolge un gruppo di Nopon esploratori che, uno dopo l’altro, a mano a mano che completerete le rispettive side quest, si uniranno al gruppo, pur fornendo il loro supporto in battaglia solo per esibirsi nella mossa di cui sopra.

Molto più curate le missioni secondarie, con uno sforzo narrativo ben più rilevante rispetto a quello profuso nello Xenoblade Chronicles originale, nonostante i compiti tendano a somigliarsi un po’ tutti anche in questo caso.

Future Connected va interpretato come una sorta di DLC a sé stante. Propone un’avventura interessante, mediamente ben scritta, relativamente longeva, per completare anche le side quest vi serviranno almeno quindici ore. Tuttavia, se approcciato come un ulteriore segmento di Xenoblade Chronicles, uno spaccato che mostra il mondo dopo la morte di Zanza, resterete irrimediabilmente delusi. Shulk su tutti sembra un personaggio completamente nuovo, per nulla memore dei drammi e dell’evoluzione compiuta solo un anno prima per diventare un eroe pieno di dubbi, certo, ma tremendamente determinato e carismatico.

Un’occasione largamente sprecata dunque, sebbene il nuovo epilogo sia comunque meritevole di essere giocato, non fosse altro per gli scenari maestosi che potrete attraversare ed esplorare in tutta libertà, nel pieno rispetto della tradizione della saga.

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