Xena compie 25 anni: ecco com'è oggi rivedere il primo episodio
Venticinque anni fa appariva per la prima volta in tv il personaggio di Xena, ma com'è oggi rivedere quell'episodio a modo suo storico?
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Innanzitutto una precisazione. La prima apparizione di Xena non avviene nel pilot della serie. Se è per questo, la prima apparizione di Xena non è nemmeno la prima di Lucy Lawless nel franchise, ma questa è un'altra storia, e ci torneremo dopo. Andiamo con ordine. Xena appare sugli schermi americani per la prima volta il 13 marzo 1995, nel nono episodio della prima stagione di Hercules, intitolato Hercules e la principessa nemica. Si tratta di quello che oggi verrebbe definito backdoor pilot, cioè un episodio speciale che funge da possibile avvio per uno spin-off della serie madre, anche se non è così semplice.
La trama è semplice quanto ci si potrebbe aspettare. Per qualche motivo, Xena vuole uccidere Hercules. Tuttavia, anziché attaccarlo direttamente, utilizza una strategia più subdola. Avvicina Iolao fingendosi interessata a lui, lo seduce, lo convince ad aiutarla a combattere una battaglia per sconfiggere un oppressore. Nel frattempo invia un guerriero a uccidere Hercules, pur sapendo che il tentativo fallirà. Hercules capisce che l'amico è in pericolo, e corre ad avvertirlo. Iolao, come Xena ha previsto, non crede alle parole di Hercules, e i due finiranno per scontrarsi. Solo la forza della loro amicizia riuscirà ad averla vinta sul piano di Xena, che fuggirà via.
Dopo aver scoperto di poter recitare tranquillamente a memoria tutte le parole della sigla, torniamo alla puntata. Col trascorrere dei minuti, ad un senso di benevolenza spontanea per la semplicità del plot subentra però qualcos'altro. Non è solo nostalgia, è l'impatto con una forma del racconto che porta con sé un'immediatezza a cui non siamo più abituati. Gli spostamenti di Hercules e Iolao all'interno della puntata sono limitati da una rigidità che si accompagna all'evoluzione dell'intreccio. Molto lineare, schematica, necessaria e ingabbiata. E senza preoccuparsi troppo della logica interna, considerato che Lucy Lawless era apparsa in un altro ruolo appena tre episodi prima.
Lo scorso dicembre, nel commentare The Witcher, non sono mancati alcuni paragoni – in genere intesi come poco lusinghieri – con Xena, ma non c'è nulla di più distante come impostazione. L'intreccio arzigogolato (pure troppo) delle linee temporali della serie Netflix la rende molto diversa dall'idea stessa di racconto di Hercules e Xena. Qui le relazioni sono immediate e ben inquadrate dal luogo stesso in cui si svolgono. L'ambientazione definisce la relazione stessa. Così il villaggio iniziale è il luogo della pace e della quiete, il campo di Xena è il luogo della manipolazione, e i punti in mezzo sono utilizzati per sporadici incontri che servono a ingabbiare l'intreccio e far accadere certe cose.
Tutto questo, a modo suo, funziona. Funziona nel porre un conflitto semplice, immediato, ma sincero, e nella gestione solida di personaggi e ambientazione rassicuranti e prevedibili. Svetta, e svetterà ancora in futuro, la parabola di Xena, che già qui emerge come personaggio molto più complesso della media dei nemici. L'episodio non funziona come funzionava all'epoca, no, questo non è possibile. La serie è la stessa, ma è cambiato tutto il resto. Però funziona come risposta ideale, e ovviamente non voluta, ad un'idea contemporanea di ipercomplessità dell'intreccio, a episodi di durata fiume, alla necessità dell'evento televisivo a tutti i costi. Una lezione che The Mandalorian ha appreso bene.