Xbox, quindici anni insieme
Sono passati quindici anni da quel 15 novembre 2001, giorno in cui la prima Xbox si presentò sul mercato console
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Da una parte Mario e Link resistevano alla grande, dall’altra Solid Snake e Gran Turismo illustravano un nuovo modo di interpretare un medium che poteva e doveva raggiungere più persone possibili, sdoganandosi da quella nicchia che solo anni dopo avremmo consapevolmente definito con il termine nerd.
Verrebbe da dire che tra i due litiganti, il terzo gode, ma non fu così, tanto meno lo è adesso. Microsoft, con la prima Xbox, aveva tanto da perdere e poco da guadagnare, tanto più vedendo il successo senza precedenti a cui stava andando incontro PlayStation 2.
Sgraziata e tutt’altro che attraente, un problema di design che si sarebbe riproposto anche in futuro come sappiamo bene da possessori di una Xbox One, il sistema statunitense a 128-bit prometteva faville, grazie ad un hardware semplicemente fenomenale, sospinta dai roboanti proclami del reparto marketing della casa di Redmond, sicuro che la loro macchina avrebbe stravolto e sconvolto per sempre la vita di qualsiasi appassionato.
Anni dopo da quel 15 novembre 2001, data d’esordio della prima Xbox, non possiamo che essere d’accordo, non possiamo che ammettere ed accettare il fatto che l’outsider, Microsoft appunto, inserendosi tra le trame di Nintendo e Sony, non solo sia riuscita nel difficile compito di affermare e confermare un brand fino a quel momento inedito, ma che effettivamente abbia apportato una rivoluzione che, senza di lei, avrebbe certamente richiesto più del tempo del dovuto per compiersi.
Non c’è ne vogliano Halo, saga che comunque ha rifondato la percezione dell’epopea fantascientifica su console e non solo, e i vari Gears of War, anch’essi comunque innovativi nel proporre un sistema, quello delle coperture, diventato poi uno standard per il genere.
Il contributo di Microsoft non è principalmente, né propriamente, sul fronte software, dove per altro si potrebbe rinfacciare l’eccessiva accondiscendenza riservata ad un Peter Molyneux ormai a corto di idee (con Fable) e la peggior acquisizione di tutti i tempi (una Rare ormai al termine di un ciclo, costatagli ben 375 milioni di dollari).
Del resto, parliamo di un’azienda che fornisce da sempre servizi, ed è proprio su questo fronte che il brand Xbox ha dato il meglio di sé. Il Gamertag unificato, sempre lo stesso indipendentemente dal videogioco in uso, oggi sembra una banalità, ma all’epoca nessuno ci aveva ancora pensato. Il Live ha sdoganato il multiplayer online su console e incentivato l’ulteriore sviluppo di quello su PC. Il “piccolo” hard disk da otto gigabyte, di cui era dotata la console a 128-bit, ha incitato la concorrenza (quasi tutta per lo meno) ad adottare soluzioni del tutto simili nelle piattaforme della successiva generazione. Gli Achievement hanno arricchito gli psicologhi che lottano contro le dipendenze dei loro clienti.
Il più grande merito di Microsoft è stato proprio questo: rendere standard una lunga serie di servizi, di feature che hanno trasversalmente approfondito e inspessito il modo di fruire i videogiochi. Qualcuno custodirà gelosamente qualche bellissimo ricordo in compagnia della prima Xbox, personalmente il brivido di meraviglia suscitato dalla grafica stupefacente di The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay è qualcosa che non scorderò mai, ma il vero retaggio di questi quindici anni di Xbox vanno ricercati proprio qui.
In seguito, lo sappiamo, è stato il turno di Xbox 360, capace di mettere in discussione il dominio di PlayStation sino al punto di detronizzarla quale sistema più venduto; infine Xbox One che paga ancora lo scotto di un concept originario mandato all’aria per assecondare le infantili richieste dell’audience e metterne a tacere i malumori, un contrappasso che paga giornalmente una console fondamentalmente priva di personalità.
[caption id="attachment_163899" align="aligncenter" width="600"] Qualcosa che non perdoneremo mai a Microsoft, nonostante tutto, c’è. Perché distruggere un brand come quello di Banjo-Kazooie è un crimine contro l’umanità.[/caption]
Eppure Microsoft sembra non aver mai perso la bussola, proiettata com’è nello stesso futuro che un tempo la condusse nel mondo dei videogiochi, al lancio di una console che avrebbe dovuto confrontarsi con PlayStation 2 e Game Cube.
Abbandonate certe velleità in campo hardware (qualcuno ha detto Kinect e Lumia?), la casa di Redmond è pronta a riscrivere il futuro dell’intrattenimento da salotto ripartendo sempre da lì: dai servizi, con Windows 10 a fare da perno.
Project Scorpio, in questo senso, potrebbe essere una nuova Xbox, una piattaforma destinata a rivoluzionare, pur perdendo, ai punti e ai dati vendita, il match. Così come ci furono Live e Achievement, Project Scorpio potrebbe anticipare il domani grazie ad un sistema operativo (Windows 10 appunto) condiviso da un gran numero di device e ad una retrocompatibilità sempre più cardine e fondamento di una politica aziendale che si è evidentemente posta il vero problema del medium, ovvero la fondamentale incomunicabilità tra sistemi e generazioni di sistemi.
Magari non avete mai posseduto una Xbox, magari non avete mai guardato con simpatia alle IP sviluppate e prodotte da Microsoft. Ma se siete tra i dipendenti dei Trofei, se vi divertite come pazzi a sfidare online i vostri amici, in qualche modo anche voi dovreste augurare buon compleanno a Xbox. Non costa niente, del resto.