Potrebbe giurarvi, lo scrivente, di averlo visto davvero, il leggendario cabinato per sei giocatori di
X-Men, picchiaduro a scorrimento arcade, sorpresa sorpresa, di
Konami, e non di
Capcom, come avreste potuto aspettarvi. Sarebbe nato solo nel 1994, con il picchiaduro a incontri
X-Men: Children of the Atom, il sodalizio tra la casa delle idee e la compagnia di
Street Fighter e
Mega Man che dura tutt'ora. Allora, nel 1992, era Konami ad avere in mano la licenza, che utilizzò in maniera abbastanza inspiegabile per realizzare un videogioco su un pilot del 1989,
Pryde of the X-Men, e non sulla storica serie animata, proprio del 1992. Ecco, quel videogioco è memorabile non tanto per la sua qualità, ma per il suo cabinato, con sei stick e diciotto pulsanti: un mostro praticamente, al punto da poter questionare la veridicità dei suoi avvistamenti.
[caption id="attachment_182201" align="aligncenter" width="600"] Il mostro[/caption]
Oh, ma esisteva eccome, il prodotto di una sorta di sboronismo di Konami, che aveva già tirato fuori un massiccio quattro posti per Teenage Mutant Ninja Turtles e che quindi, forse colta da una sorta di delirio per il quale “più grosso è più bello”, creò il mostro, con tanto di schermo oblungo e improbabili collocazioni laterali per due dei sei giocatori. Della bizzarrìa e della scomodità del cabinato in fin dei conti ci se ne potrebbe tranquillamente infischiare, perché i classici due giocatori ci stavano comodissimi, altroché, la faccenda è che quando si parla più delle dimensioni che delle qualità un problema probabilmente c'è, nella fattispecie nel gameplay.
"esisteva eccome, il prodotto di una sorta di sboronismo di
Konami"Sono sei gli
X-Men tra i quali è possibile scegliere,
Ciclope,
Tempesta,
Colosso,
Wolverine,
Nightcrawler e, bizzarramente,
Dazzler, il loro compito è mettere i bastoni nelle ruote a
Magneto, intenzionato a sfoltire il numero di esseri umani. Per farlo dovranno mazzuolare lungo la loro via orde di sentinelle, uomini lucertola e robot, incrociando, nel ruolo di boss, volti noti come
Juggernaut,
Mystique e altri ancora. Il problema è che nulla, in X-Men, spicca per qualità. Inferiore al già citato
Teenage Mutant Ninja Turtles, di un anno precedente, impallidisce al confronto delle produzioni
Capcom dell'epoca, di quella trilogia del 1991 (ancora, un anno prima) composta da
Captain Commando,
The King of Dragons e
Knights of the Round, semplicemente tra i videogiochi più iconici, divertenti e seminali del genere. Nemici tutti uguali, nessuna arma da raccogliere, un ritmo poco incalzante e una sensazione generale di scarsa pulizia ludica lo rendono produzione godibile, ma nulla più, realmente convincente solo in una direzione artistica smaccatamente anni '90.
[caption id="attachment_182202" align="aligncenter" width="1000"] La storia di una vita[/caption]
Eppure, nonostante la sua innegabile ordinarietà, X-Men è uno degli arcade che i giocatori maggiormente ricordano. Forse sarà per merito del cabinato per sei giocatori, magari della serie animata, che proprio in quegli anni avvicinava per la prima volta molti bambini e ragazzi al team di mutanti o di quel trascinante effetto per il quale ogni picchiaduro a scorrimento di quel periodo rimaneva impresso, anche i meno meritevoli; il gioco si meritò persino una riproposizione in versione digitale su PlayStation 3 e Xbox, nel 2010, non più acquistabile a causa della scadenza dell'accordo sulle licenze. Ma diciamocelo onestamente: è il suo cabinato quello che tutti vorremmo realmente, del gioco chi se ne importa.