WipEout Omega Collection VR, se non avete lo stomaco forte, non provateci nemmeno
Sony s’inventa quella che potrebbe essere la miglior strategia possibile per spingere le vendite del suo PlayStation VR, tirando fuori dal cilindro WipEout Omega Collection VR
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
WipEout Omega Collection, in questa sua rinnovata veste fruibile solo dai fieri possessori di un PlayStation VR, non è roba per novellini, per neofiti curiosi di sperimentare le gioie e le meraviglie offerte dalla realtà virtuale. Solo i navigati, quelli che si sono forgiati a suon di motion sickness tra un’allegra sparatoria con RIGS: Mechanized Combat League e una rilassante scampagnata nel mondo alieno di Robinson: The Journey, potranno sperare di sopravvivere, di uscire illesi da una delle visioni più stupefacenti, ipnotiche e assuefacenti della propria vita.
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[caption id="attachment_173298" align="aligncenter" width="1000"] Si può naturalmente giocare anche con la visuale esterna, ma l’intera esperienza perde sensibilmente fascino.[/caption]
L’intero gioco, tutte le piste e competizioni, ma anche i semplici menù, sono stati riadattati per essere osservati e ammirati da ogni angolazione possibile, dando quasi l’impressione di avere a che fare con un gioco nuovo di zecca.
Si tratta di un titolo contenutisticamente enorme, impreziosito da un gameplay che non ha affatto accusato i colpi bassi del tempo.
Questa trasformazione in salsa VR, lo sottolineavamo tra le righe, è una vera e propria benedizione, l’ulteriore ciliegina su una torta già agghindata a dovere e saporita al punto giusto. Certo, c’è un prezzo da pagare, perché la prima volta che si indossa il visore, senza il giusto e dovuto allenamento beninteso, si rischia davvero di restarci secchi.
Giocando con le opzioni si può migliorare lievemente la situazione, magari inchiodando la telecamera all’altezza dell’abitacolo e impedendogli di piegarsi ad ogni curva, ma l’effetto è stordente, per quanto abbagliante. Veder scorrere il mondo di gioco a velocità inaudita, soprattutto nelle competizioni più impegnative è uno spettacolo difficilmente descrivibile.
Un grande merito, in questo senso, va attribuito agli sviluppatori, capaci di tirare fuori dal cilindro un autentico miracolo. Al prezzo di qualche effetto luce, anche sulla versione standard di PlayStation 4 tutto fila liscio senza alcun calo del frame rate, con scarsissimo aliasing. La pulizia d’immagine, tra l’altro, è di altissimo livello. Senza alcun dubbio, sotto il profilo grafico, siamo di fronte al miglior gioco per PlayStation VR, un risultato che ridicolizza le incertezze mostrate da Driveclub VR, titolo che, a parziale discolpa, toccò il gravoso compito di accompagnare il visore nei primi giorni del suo debutto.
Con la dovuta pratica, abituandosi gradualmente, impostando la visuale sul tracciato, libera di sobbalzare ad ogni minima sollecitazione del mezzo, si ha la reale sensazione di essere piombati nel futuro, prigionieri di un veicolo che ha come unico scopo quello di spingere al limite le vostre abilità con il pad.
Inevitabile, soprattutto per chi è cresciuto con gli episodi per Nintendo 64 e Game Cube, chiedersi come sarebbe un F-Zero in VR, laddove una guida più istintiva e feroce, si fonde con una velocità di fondo ancor più esasperata.
Togliersi il visore e ritornare ad una fruizione più classica, potrà anche essere più comodo, perché dopo un po’ il visore pesa, ma si ha la costante e netta sensazione di giocare al rallentatore, di guidare “a distanza”, persino di non avere il completo controllo del veicolo.
[caption id="attachment_173297" align="aligncenter" width="1000"] L’unico dettaglio che stona, a fronte dello spettacolo tecnico e grafico offerto, è la relativa immobilità delle mani del pilota sui comandi. Non che si abbia tutto questo tempo per soffermarsi sulla cosa, vista la velocità con cui procede il veicolo.[/caption]
Ci si accorge, tra le altre cose, che questa è probabilmente la strategia più efficace di Sony per ingolosire il pubblico, per mostrare l’efficacia e l’utilità del PlayStation VR, ben al di là di quelle che possono essere produzioni ad hoc che, oggi come oggi, per un motivo o per l’altro, non possono competere con i titoli tradizionali per quantità di contenuti offerti e cura nei dettagli. Giochi come Resident Evil 7 biohazard, WipEout Omega Collection, ma anche Trackmania Turbo, che ha subito un processo molto simile, possono efficacemente dimostrare tutti i vantaggi della realtà virtuale, avendo comunque l’impressione che si tratti di un gustoso, e facoltativo, plus, un opzione sempre disponibile, estremamente vantaggiosa in termini di immersione, che può essere sfruttata solo all’occorrenza, quando e se lo si preferisce.
Dal canto nostro, aspettando sviluppi futuri e pregustandoci già ciò che potrà offrirci Ace Combat 7, ci auguriamo che questo modus operandi diventi presto uno standard, soprattutto per alcuni generi di giochi, racing e FPS su tutti.