Willy’s Wonderland, il film muto di Nic Cage
Willy’s Wonderland è un horror con pupazzoni nel quale Nicolas Cage non spiccica una parola: c’è un collegamento tra le due cose? Ovviamente no
Sapete che cosa significa “nouveau shamanic”? Se non ne avete idea e non avete problemi con l’inglese vi consigliamo questo ottimo riassunto della situazione; altrimenti ve lo riassumiamo in breve. Nouveau shamanic è il metodo di recitazione inventato da Nicolas Cage e utilizzato, almeno per ora, esclusivamente da lui; in cosa consiste? Lasciate che sia lo stesso signor Coppola a spiegarvelo, dopodiché passeremo a parlare di Willy’s Wonderland: «Migliaia di anni fa, nell’epoca pre-cristiana, i dottori o gli sciamani delle tribù erano in realtà attori. Cosa facevano? Mettevano in scena i problemi che stavano affliggendo il villaggio in quel momento, e li interpretavano cercando di trovare risposte e soluzioni, oppure andavano in trance, o entravano in un’altra dimensione, che poi non è altro che l’immaginazione, e da questa dimensione provavano a estrarre qualcosa che potesse rappresentare le preoccupazioni del gruppo». Il nouveau shamanic è il metodo che, per esempio, ha spinto Cage a cucire, all’interno del giubbotto usato per Ghost Rider, una piccola tasca nella quale il nostro conservava antiche reliquie di epoca egiziana; in che modo questo l’ha aiutato a fare il suo mestiere? Non ci è chiarissimo.
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Non sappiamo se esista il sovraccarico di idee folli, ma se la risposta è sì allora Willy’s Wonderland è il suo volto pubblico. Solitamente lo spunto che sta alla base del film sarebbe sufficiente per costruire una sceneggiatura efficace: Willy’s Wonderland è il nome di un parco giochi al chiuso che sorge nel mezzo del nulla a Hayesville, Nevada; un luogo dove un tempo i bambini andavano a festeggiare il loro compleanno mangiando pizza, nuotando nel mare delle palline e giocando con i pupazzoni, ma che a causa di un grave incidente avvenuto ad alcuni dei piccoli ospiti ha chiuso i battenti e giace in rovina in un luogo dove non arriva neanche Internet. Problema: dentro il Willy’s Wonderland è successo qualcosa, e ora il luogo è infestato da pupazzoni robot killer sanguinari, ai quali gli abitanti del luogo offrono occasionalmente carne fresca come sacrificio per tenerseli buoni.
La questione è che allo sceneggiatore esordiente G.O. Parsons tutto questo non bastava: Willy’s Wonderland avrebbe potuto funzionare anche senza il suo volto più noto, ma se ti offrono la possibilità di avere Nicolas Cage e di fargli fare a botte con dei pupazzoni, rifiutare è la scelta meno shamanic che ci sia. E quindi Parsons ha deciso di ritagliare un ruolo anche per il signor Coppola, e visto che al signor Coppola piacciono le sfide ha deciso di proporgli di interpretare un personaggio muto. Non nel senso che non può parlare, ma che non vuole: l’uomo senza nome è un vagabondo che gira per l’America sulla sua macchinona rombante, e non ha bisogno di usare le parole per farsi capire.
È una scelta bizzarra, e soprattutto completamente scollata dal resto del film: non c’è alcun motivo per far tacere Nicolas Cage che non sia il puro piacere di vedere un attore che ha fatto degli urlacci uno dei suoi marchi di fabbrica che è costretto a non aprire bocca, e a esprimersi solo tramite gesti, cenni del capo e sguardi significativi. Il suo mutismo volontario non ha alcun collegamento con il fatto che Willy’s Wonderland è un teen slasher nel quale dei pupazzoni un po’ inquietanti squartano la gente; è solo Nicolas Cage che fa il Nicolas Cage.
Peccato quindi che tutte queste buone intenzioni e queste idee folli e sgangherate collassino un po’ sotto il peso… be’, del film stesso: Willy’s Wonderland è il genere di opera che funziona su carta e che fa un bell’effetto nei due minuti di un trailer, ma alla quale all’atto pratico manca una qualsivoglia forma di scintilla creativa. La componente horror è presente, ma trattata con superficialità e scarso talento: il regista Kevin Lewis non sa gestire l’azione, e ogni scontro tra umani e pupazzoni si riduce a una macedonia confusa di arti e pezzi di costume, girata e coreografata un paio di livelli sotto il minimo sindacale. La componente umana è ancora peggio: detto dello sciamano senza parole, il resto del cast – gli adolescenti di cui sopra, e la varia umanità che popola il piccolo paesino di Hayesville – fa il proprio mestiere senza alcun guizzo, né la sceneggiatura li aiuta a sviluppare i propri personaggi in maniere interessanti. Fa parziale eccezione la co-protagonista Emily Tosta, che pur non essendo la nuova Jamie Lee Curtis ha abbastanza presenza scenica da supplire al nulla nel quale è costretta a galleggiare.
Il vostro gradimento per Willy’s Wonderland, quindi, sarà con ogni probabilità direttamente proporzionale a quanto vi piace vedere Nicolas Cage alle prese con un nuovo esperimento: come horror funziona raramente e non fa mai strabuzzare gli occhi o scattare un applauso, come teen movie è piatto come una highway americana, ma come manifestazione di sciamanesimo è degna di nota quanto lo era tre anni fa Mandy. A voi decidere se vi basta per sganciare i 7,99€ che servono per vederlo in streaming.